Una lunga intervista a Papa Francesco in cui ha parlato del suo amore per Napoli e per il Sud a ilmattino.it
“Sono stato a Napoli. – dice il Papa – In qualche modo mi ricorda Buenos Aires. Perché mi parla del Sud. Ed io sono proprio del Sud. Ho viaggiato nel Mediterraneo, il mare nostrum, e ho visto con i miei occhi gli occhi dei migranti. Ho visto la paura e la speranza, le lacrime e i sorrisi carichi di attese troppo spesso tradite“.
“Se penso a Napoli, – prosegue – alla sua storia, alle difficoltà che la hanno attraversata, penso anche alla straordinaria capacità creativa dei napoletani. E penso a come la si possa usare per tirare fuori il bene dal male, la gioia di vivere dalle difficoltà, la speranza anche laddove sembra ci sia solo scarto ed esclusione. A questo ruolo di esempio, penso Napoli possa sentirsi chiamata. Il tempo non è mai scaduto, c’è sempre tempo per cambiare rotta“.
“Napoli – continua Papa Francesco – è in qualche modo un paradigma della questione meridionale in Italia. Ma il tema del Sud è universale. Riguarda la diseguaglianza. La questione meridionale è una questione universale, riguarda il futuro di tutto il mondo. Per questo con la Laudato sì ho chiesto di pensare a uno sviluppo sostenibile e integrale, nuovi modi di intendere l’economia e il progresso, e ho sottolineato le grandi responsabilità della politica, della economia, di ognuno di noi“.
“La malavita organizzata è una piaga. Riguarda tutti. Il Nord e il Sud del mondo. L’ho detto proprio a Napoli: Tutti noi abbiamo la possibilità di essere corrotti, nessuno di noi può dire: io non sarò mai corrotto. C’è davvero tanta corruzione nel mondo! Una cosa corrotta è una cosa sporca, è una cosa che puzza. O spuzza come avevo detto quella volta con una parola che ricorda il termine dialettale piemontese spussa. Come un animale morto che si sta corrompendo, così anche una società corrotta spuzza. E anche un cristiano che lascia entrare dentro di sé la corruzione spuzza. Se penso però a Napoli, alla Campania, penso anche a don Peppe Diana, a San Giuseppe Moscati e a Bartolo Longo, l’apostolo del Rosario. Al coraggio delle scelte. Al profumo di bene. La speranza mai deve essere offuscata. Tutto può essere riscattato dal bene. Serve una conversione di rotta“, prosegue.
“La malavita non è solo un problema di Napoli. – dice – Per me il vero volto di Napoli è un altro. È quello della gente buona, accogliente, generosa, ospitale, creativa nel bene. È quello delle bellezze naturali del suo golfo, che incantano chiunque abbia avuto il privilegio di vederle rimanendone incantato e conservando il desiderio di potere un giorno tornare. È vero però che possiamo partire anche da Napoli per parlare dell’oltraggio fatto ai bambini quando li si priva della loro innocenza, li si deruba della loro infanzia, per portarli sulla strada del crimine. Non dobbiamo scaricare sui più piccoli le nostre colpe.
“Buenos Aires è la città in cui sono nato. -prosegue il Papa – Conosco la sua bellezza e i suoi problemi. È vero che Napoli può ricordare qualcosa di lei. Ma sono città diverse. È vero anche che l’estro di Maradona può rappresentare in qualche modo l’estro collettivo di queste due città del Sud. La creatività. Il saper guardare oltre. L’importante è sempre che l’estro non sia mai fine a se stesso, ma sia sempre rivolto a un buon fine“.
“L‘allegria. Il pensare positivo. La resilienza. La generosità. Sono queste le doti di Napoli che ammiro di più. Insieme alla capacità di vedere davvero i poveri, di guardarli negli occhi e di non restare indifferenti. Penso che dai napoletani ci sono tante cose da imparare“, conclude Papa Francesco.