E’ allarme aviaria in Italia. Sono oltre 47 milioni i volatili abbattuti negli allevamenti nei paesi europei. Un record senza precedenti per l’Europa.
Sono quasi 2.500 focolai ed oltre 3.500 casi di aviaria scoperti negli uccelli dal nord dell’Europa, la Norvegia, al Sud, il Portogallo. L’Italia è il secondo paese per numero di focolai negli allevamenti (317) dopo la Francia (1.383). Secondo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, ci troviamo ad affrontare la più grande diffusione di aviaria in Europa.
Secondo le autorità sanitarie europee, il rischio di trasmissione da animale a uomo esiste, ma è a livello basso e medio per i soggetti esposti per motivi professionali. “È chiaro che l’attuale epidemia è tuttora in corso – ha dichiarato Guilhem de Seze di Efsa – con l’inizio della migrazione autunnale e l’aumento del numero di volatili selvatici che svernano in Europa è probabile che un maggior numero di essi risulti a rischio di infezione, a causa della persistenza del virus in Europa“.
L’anno scorso il virus è sbarcato per la prima volta sull’Oceano Atlantico, diffondendosi dall’Europa al Nord America, motivo per cui nei prossimi anni secondo Efsa, “andranno prese in considerazione strategie di prevenzione a medio e lungo termine”.
L’EFSA raccomanda la celere messa in atto di adeguate, sostenibili strategie di attenuazione dell’HPAI, tra cui appropriate misure di biosicurezza e strategie di sorveglianza per l’individuazione precoce. Nelle aree densamente popolate e nei sistemi di produzione avicola altamente esposti all’influenza aviaria andranno prese in considerazione strategie di prevenzione a medio e lungo termine.
Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), che ha contribuito alla stesura del rapporto, ha concluso che nell’UE/SEE il rischio di infezione per la popolazione umana in genere è basso, e da basso a medio per i soggetti esposte per motivi professionali, con elevato grado di incertezza dovuta all’estrema diversità dei virus dell’influenza aviaria che circolano nelle popolazioni di volatili. Il rischio di trasmissione all’uomo attraverso l’esposizione a prodotti derivati dal pollame contaminati è ritenuto trascurabile.