Rosa Andolfi, la 29enne morta dopo il parto in un ospedale di Napoli nel febbraio 2020, poteva essere salvata: è quanto riportato nella perizia dai consulenti nominati dal giudice Fiammetta Lo Bianco, rettificando le conclusioni avanzate dai periti degli inquirenti.
La giovane si è spenta 5 ore dopo aver dato alla luce il suo secondo figlio. Sarebbe arrivata in ospedale già in gravi condizioni a causa di alcune patologie pregresse. Per questo motivo i medici decisero di intervenire con un parto cesareo.
Stando alla perizia, sarebbe dovuta essere intubata ma fu preferita una ventilazione non invasiva. Nel documento, reso noto da Il Corriere del Mezzogiorno, si legge: “Questa condotta rianimatoria, unitamente alla errata strategia ventilatoria, hanno determinato notevole perdita di chanches di sopravvivenza per la paziente, che non ha potuto usufruire di una strategia terapeutica, e di una condotta ventilatoria, tali da offrire ampi margini di sopravvivenza”.
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“Tali profili di condotta censurabile da parte dei sanitari, unitamente a quelli già esposti e relativi alla gestione pre-operatoria, consentono di affermare, con il criterio del più probabile che non, la sussistenza di un rapporto di causalità materiale fra le predette omissioni e il decesso della paziente”.
La famiglia chiede, dunque, la riapertura delle indagini come annunciato dai legali: “Quanto emerso è gravissimo. Nei prossimi giorni la famiglia depositerà una denuncia nei confronti dei consulenti medici”.