Il censimento 2022 delle specialità alimentari presentato dalla Coldiretti, presentato a Villa Miani (Roma) in occasione dell’inaugurazione del XX Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, vede ancora una volta il trionfo della Campania: con un punteggio di 580 la nostra Regione si conferma nuovamente leader del gusto in Italia.
Sono in totale 5.450 i tesori Made in Italy censiti, vere e proprie specialità ottenute secondo regole protratte nel tempo, per almeno 25 anni. La mappa dei sapori, della tradizione e della cultura gastronomica italiana, vede ai primi posti della classifica la squadra di pane, paste e dolci (1.616), quella di frutta, verdura e ortaggi (1.577) e il gruppo delle specialità a base di carne (822), seguiti dai formaggi (524) e dai prodotti della gastronomia (320).
Non mancano bevande analcoliche, distillati, liquori e birre, i mieli, i prodotti della pesca e i condimenti, dagli olii al burro, in un viaggio del gusto che tocca anche gli angoli più nascosti del Paese. A dominare la classifica dei prodotti da tavola c’è la Campania, con ben 580 specialità, che conferma il primato dello scorso anno (ottenuto con un punteggio di 569). Completano il podio la Toscana (464) e i Lazio (456).
A seguire si posizionano l’Emilia-Romagna (398) e il Veneto (387), davanti al Piemonte con 342 specialità e alla Liguria che può contare su 300 prodotti. A ruota tutte le altre Regioni: la Puglia con 329 prodotti tipici censiti, la Calabria (269), la Lombardia (268), la Sicilia (269), la Sardegna (222), il Trentino Alto Adige (207), il Friuli-Venezia Giulia (181), il Molise (159), le Marche (154), l’Abruzzo (148), la Basilicata con 211, l’Umbria con 69 e la Val d’Aosta con 36.
La classifica si basa sulla valutazione di diversi tipi di pane, pasta, formaggi, salumi, conserve, frutta e verdura, dolci e liquori tradizionali che compongono il patrimonio enogastronomico nazionale. Tra le specialità campane premiate ci sono le Papaccelle, piccoli e coloratissimi peperoni più o meno piccanti che vengono per lo più utilizzati per le conserve sott’aceto. Si tratta di una pietanza consumata anche durante il cenone di Natale, nella versione imbottita oppure nella tradizionale insalata di rinforzo.
“Dietro ogni prodotto c’è una storia, una cultura ed una tradizione che è rimasta viva nel tempo ed esprime al meglio la realtà di ogni territorio. Il buon cibo, insieme al turismo e alla cultura, rappresentano le leve strategiche determinanti per un modello produttivo unico che ha vinto puntando sui valori dell’identità, della biodiversità e del legame con i territori” – ha affermato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini.