Il fiume Volturno, che oggi appare agli occhi degli abitanti di Castel Volturno un inquinato corso d’acqua, ha un passato glorioso e leggendario. Aggiudicatosi il primato di fiume più lungo dell’Italia meridionale, il Volturno nasce in Molise e attraversa le province di Benevento e Caserta, sfociando dalle sponde di Castel Volturno nel Mar Mediterraneo.
Le prime attestazioni storiche, nonché le prime leggende, riguardanti questo corso d’acqua di 175 km risalgono a circa 2600 anni fa, quando gli Etruschi popolavano la Campania: fu proprio questa antica popolazione ad associare al Volturno sembianze divine attraverso l’identificazione del torrente con l’omonimo dio Volturno, una divinità fluviale della quale oggi sappiamo ben poco. L’antica leggenda che dall’antichità viene tramandata narra di un dio iracondo, che una volta placatosi si trasformò in un cristallino corso d’acqua: il fiume Volturno.
Questa antica credenza trova riscontro nelle attestazioni letterarie di autori come Lucano, Claudiano e Stazio, che nei momenti di sua massima piena, e dunque di massima violenza delle sue acque, hanno soprannominato il fiume Volturnux celer o Volturnux rapax. In effetti, durante il corso dei secoli sono tante le testimonianze della furia del Volturno, che esondando spazzava via con sé strade ed edificazioni. Proprio una di queste disastrose inondazioni ha portato alla realizzazione, per volontà dell’Imperatore Marco Aurelio, di argini più robusti, atti al contenimento delle impetuose acque.
Ma non solo: nel XVII secolo fu interrotto il corso di uno degli affluenti del Volturno, il Clanio, con il fine di placare la violenza delle acque; nella seconda metà del XIX secolo le amministrazioni comunali campane interessate intervennero, realizzando una serie di deviazioni presso Arnone, Cancello, Caiazzo, Castel Volturno, Alife e Capua. La causa di questo frenetico scorrere d’acqua è rinvenibile nel grande numero di affluenti che si immettono nel Volturno: sul suo corso accoglie, infatti, più di quindici corsi d’acqua.
Tuttavia, il fiume Volturno non è celebre esclusivamente per la sua portata abbondante e, talvolta, disastrosa, ma anche per la storia di cui il fiume che sfocia in Campania è stato scenario. Celebre è la Battaglia del Volturno, che interessò, a partire dal 1° ottobre 1860, l’area geografica campana adiacente al fiume, vedendo la contrapposizione dello schieramento garibaldino contro quello borbonico, decretando le disastrose sorti del Regno delle Due Sicilie con l’assedio di Gaeta.
A un passato glorioso e degno dei libri di storia, però, non corrisponde un presente altrettanto memorabile. Oggi il fiume Volturno conserva ancora l’aspetto cristallino delle sue acque, ma solo per una piccola parte: da Rocchetta a Volturno in Molise, dove nasce, fino a Ravindola, tra il Matese e Venafro, le acque scorrono pure e limpide nel proprio corso. Tuttavia, già a partire dalla valle del medio Volturno le acque iniziano a presentare impurità e da Capua a Castel Volturno risultano fortemente inquinate.
Le cause di tale disastro ambientale sono riconducibili all’insediamento di industrie chimiche e zootecniche, che riversano nel fiume gli scarichi, agli scarichi delle fogne degli edifici abusivi, alle discariche abusive. Un altro significativo effetto scatenante del pessimo stato del tratto del corso d’acqua presente nel territorio campano e soprattutto casertano è stata l’estrazione illecita di sabbia dal suo letto durante l’edificazione del Villaggio Coppola.
Il Volturno è uno dei fiumi più inquinati d’Europa, ma soprattutto è uno dei fiumi più saccheggiati di sabbia. Ciò avvenne quando, alla fine degli anni Sessanta, i fratelli Vincenzo e Cristoforo Coppola costruirono con circa un milione e mezzo di cemento armato per 48 km, 800mila mq di villaggio. Quello che sarebbe dovuto essere un locus amoenus, una serena cittadina residenziale completa di ogni servizio e confort, fu realizzato deturpando non solo il letto del Volturno, ma anche l’estesa pineta che costeggiava la spiaggia di Castel Volturno.