Albergo dei Poveri a Napoli. Professionisti e comunità insieme per cercare soluzioni innovative: nel reportage sul Real Albergo dei Poveri, c’è il workshop di idee a partecipazione libera con esperti internazionali di rigenerazione urbana come Ricky Burdett, Jean-Louis Missika, Adrian Ellis e Ferruccio Izzo. L”obiettivo è riaprire gradualmente lo storico sito alla città.
Il progetto della ristrutturazione dell’Albergo dei Poveri a Napoli “ha una visione che guarda alla rivisitazione moderna delle motivazioni per cui è stato costruito. Pensiamo a una grande fabbrica di promozione dei giovani, alla creatività a all’alta formazione, alla conoscenza, alla lettura, alle attività sia culturali che di economia“. A dirlo è il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi in un incontro che si è tenuto ieri nell’albergo dei Poveri di Napoli, di Piazza Carlo III.
L’enorme edificio che fu costruito nel 1749 e poi abbandonato dopo il terremoto del 1980, è al centro del programma di Napoli con il Pnrr, che mette sul tavolo 10 milioni di euro per il palazzo. “Il nostro obiettivo generale sull’Albergo dei Poveri – ha detto Manfredi – è molto lungo ma nelle more di realizzazione mettiamo ora al meglio alcuni spazi del piano terra che siano accessibili in maniera diretta dalla strada per avere usi temporanei entro la fine del 2023. Abbiamo già fatto una manifestazione d’interesse per attività collettive, creative, workshop, con partecipazione significativa del quartiere e della comunità napoletana“.
“Qui in Piazza Carlo III aprirà anche la stazione della Linea 10 della metropolitana, che collegherà questo luogo al resto di Napoli e ai Comuni della provincia. La piazza e l’Albergo dei Poveri saranno un nuovo luogo della città, un luogo di vita con prospettive, con istituzioni permanenti nel palazzo, considerando anche la sua posizione sulla piazza e che sarà aperto, non dico 24 ore al giorno, 16 me ne bastano“, ha aggiunto Manfredi.
“Lavoriamo per migliorare Piazza Carlo III – ha detto – e questa area di città che potrà avere una nuova animazione e poi pensiamo anche al rapporto con l’orto botanico che confina con l’Albergo dei Poveri e sarà collegato. Questo luogo ha anche una dimensione internazionale e quindi arriveranno pure interessi da altre parti d’Italia e dall’estero ma noi per ora portiamo le esperienze napoletane in un edificio che ha una sua rappresentatività nell’immaginario di Napoli. Ora dobbiamo interpretare quello spirito“.
“Ci immaginiamo – ha concluso – che ci sia anche spazio per l’intrattenimento e per il cibo, facendo un discorso culturale con aree che consentono di vivere questi spazi all’interno e all’esterno“.