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Bagnoli: il quartiere ossimoro tra bellezza e degrado

Bagnoli oggi rappresenta un ossimoro che oscilla tra l’assoluta bellezza e il triste degrado. Percorrendo questo antico quartiere di Napoli, infatti, non si possono non vivere emozioni contrastanti date dal fascino paesaggistico e dall’abbandono di grandi impianti industriali.

Bagnoli, quartiere di Napoli tra bellezza e degrado

Le prime attestazioni di questa area di Napoli risalgono ad alcuni scritti di età romana, che la denominavano Balneolis e che ne esaltavano il fasciano dato dalla sua esposizione sul mare. Un locus amoenus, che garantiva all’antica popolazione riposo e cura del corpo, date le proprietà termali che si riconducevano alle acque che bagnavano Bagnoli. Un passato, anche quello delle acque marine, che oggi ci risulta difficile da immaginare, a causa del caratterizzante inquinamento.

Se oggi, nell’immaginario partenopeo, pare che il mare non bagni bagnoli, a causa della sconsigliata balneabilità, anche l’area che caratterizza l’entroterra del quartiere non è per nulla valorizzata e adeguatamente usufruibile dalla popolazione locale. A segnare la storia del quartiere fu la realizzazione post unitaria in questa area di una vetreria, rappresentando il primo insediamento industriale. 

Ma subito iniziarono i contrasti: diversamente da quel che si possa immaginare, infatti, questa zona non fu desinata esclusivamente all’industria, ma furono sviluppare e ampliate anche le sue proprietà termali e le sue bellezze naturali. Nel 1880 Bagnoli costituiva uno dei più importanti poli termali del sud Italia, attirando a sé un folto numero di turisti e visitatori. Proprio per questo, infatti, nella seconda metà dell’Ottocento il marchese Candido Giusso, con il consenso del sindaco di Napoli Nicola Amore, edificò un’ampia e lussuosa zona per villeggiatura.

L’Italsider nel 1904

Alberghi di lusso, case con affaccio sul mare, strade piene di attrattive e stabilimenti balneari: furono questi i punti cardine avanzati dal progetto dell’architetto Lamont Young, che trasportò nero su bianco le volontà del marchese e del sindaco. Ma ciò che più avrebbe dovuto rendere Bagnoli unica sarebbe dovuto essere la realizzazione di vari canali, che l’avrebbero assimilata a Venezia. Come oggi si può notare, tale volontà non si allontanò mai dalla carta e dalla mente del suo ideatore, tanto da portare al suicidio l’architetto.

Ma questo fu solo il primo stadio della decadenza del quartiere: nel 1904 fu ordinata la costruzione dello stabilimento siderurgico dell’Ilva, che sarebbe poi diventata Italsider. Con il passare degli anno le fonti termali furono cementate per favorire la costruzione industriale. Solo alla fine degli anni ottanta del Novecento, si ebbe la chiusura dello stabilimento. Da questa data in poi furono avanzati numerose operazioni di bonifica e rivalutazione territoriale, servite a poco o rimaste sulla carta.