Leopardi, a Napoli una lettera scritta al cugino: “Le amicizie non si dovrebbero mai rompere”
Gen 26, 2023 - Claudia Ausilio
Leopardi
Leopardi, lettera al cugino. La Biblioteca Nazionale di Napoli acquisisce un nuovo prezioso autografo di Giacomo Leopardi, si tratta di una lettera a carattere privato, firmata, del poeta di Recanati, al cugino Giuseppe Melchiorri.
Il Ministero della Cultura ha esercitato il diritto di prelazione assicurandosi l’autografo ed impedendo che venisse venduto a privati, la lettera va ad arricchire ancor di più il prezioso fondo Leopardiano della Biblioteca Nazionale di Napoli, che custodisce in originale l’opera di Giacomo Leopardi ed oltre il 90% delle corrispondenze inviate da parenti ed amici allo stesso Leopardi.
Leopardi, lettera al cugino Peppino
Si tratta di una Lettera autografa firmata e datata Recanati 29 agosto1823 indirizzata al cugino, marchese Giuseppe Melchiorri a Roma, in cui si cita la rottura con Visconti, la morte di Papa Pio VII e il successivo conclave. La lettera è stata acquistata ripiegata e imbraghettata nel
primo volume dell’Epistolario del poeta, edito da Le Monnier, Firenze, del 1883, edizione in cui la lettera non risulta, quasi a riempire la lacuna.
Questa lettera del 29 agosto, infatti, risulta nell’ultima edizione completa dell’epistolario, a cura di Franco BRIOSCHI e Patrizia LANDI,( Torino, Bollati-Boringhieri, 1998, 2 voll) pubblicata col numero 583 nel primo volume alle pp. 747-47. Brioschi la riprende da Viani che la pubblica riportandola da una copia nel 1878.
Melchiorri è molto vicino a Leopardi in quegli anni e condivide con lui l’amore per gli studi filologici. Nella lettera troviamo riferimento, infatti, agli “stamponi” che attengono il lavoro di Leopardi “Annotazioni sopra la Cronica d’Eusebio” e si riporta La discussione sulla collezione dei classici latini edita da Pomba, editore torinese, tra il 1818 e il 1835. Titolo: Collectio Latinorum scriptorum cum notis”.
Il suo rapporto con Giuseppe Melchiorri
Il poeta e il cugino Giuseppe Melchiorri sono quasi coetanei e condividono l’amore per gli studi filologici. Il loro è un rapporto affettuoso alimentato dai frequenti soggiorni romani. Nella lettera traspare la voglia di condividere opinioni, giudizi, riflessioni e riguardo al tema dell’amicizia si legge nel testo:
“Veramente le amicizie o non si dovrebbero mai stringere, o strette che fossero non si dovrebbero mai rompere.
Sono però ben certo e bene persuaso che la colpa in ciò non sia stata vostra“.