Dati ASMEL: Milano spende il doppio di Napoli. Ma cosa vuol dire?

“A Milano le spese comunali sono il doppio per abitante rispetto a quelle del Comune di Napoli”: questa è la notizia che si evince studiando gli ultimi dati del rapporto elaborato dall’Ufficio Studi ASMEL (Associazione Nazionale di Enti Locali che rappresenta ben oltre 1800 comuni sparsi in tutta Italia – ndr).Secondo lo studio reso pubblico le spese comunali della bella Milano spendacciona supererebbero di gran lunga quelle dei comuni delle città del Sud, tra queste anche Napoli che oculata stringe la cinghia.

Dagli ultimi disponibili dati Istat infatti esce fuori che le città ‘dalle mani bucate’ sarebbero Milano, Venezia e Roma che superano ampiamente la media della spesa nazionale pro-capite; in effetti i dati delle città metropolitane dovrebbero aggirarsi precisamente intorno ai 995 euro ad abitante ma Milano svetta in classifica con ben 2mila euro circa ad abitante; a seguire Venezia con 1896 euro e subito dopo Roma con 1869 euro a cittadino. Firenze spende 1604 euro, Torino 1338, Genova 1267, Bologna 1227, Bari 1015. Poi tocca a Napoli dove le spese comunali raggiungono i 1232 euro all’anno, ma la città del Sud che vince il Premio Nobel per il risparmio è Reggio Calabria con 961 euro.

Ma c’è da chiedersi: per che cosa i Comuni Italiani spendono oltre 200 euro in più con circa 15mila abitanti? E sopratutto: perché il Nord spende più del Sud?

Comune di Milano

Il rapporto in realtà è stato presentato come dato esemplificativo per prendere visione e quindi protestare contro la Legge dell’accorpamento coatto dei piccoli comuni, un provvedimento scritto, varato nel 2010 dell’ex Governo Berlusconi non entrato in vigore, anche se l’ultima proroga è stata posticipata per il 30 settembre da Matteo Renzi; tale data sancirà l’entrata in vigore dell’obbligo associativo per i comuni con meno di 5mila abitanti stabilendo che “la popolazione complessiva minima dell’insieme dei Comuni che si associano, debba raggiungere almeno 10mila abitanti”; ciò verrà realizzato nella previsione studiata dalla proposta ASMEL che prevede un accorpamento di servizi e non di funzioni: aldilà della disamina, ASMEL si dispone per trovare accorgimenti e soluzioni concrete per i Comuni che vareranno la legge modificata Delrio; l’obiettivo è proprio quello di modernizzare gli enti attraverso un accorpamento intelligente dei processi gestionali mirando quindi alla sussidiarietà e alla valorizzazione della autonomie locali e prediligendo un risparmio energetico, un’energia rinnovabile, formazione, consulenza e assistenza ai finanziamenti europei.

Matteo Renzi

Francesco Pinto, Presidente di ASMEL, spiega che il controllo sulle spese dei piccoli Comuni è più efficace tanto meno è la dimensione demografica, aggiungendo che i Municipi si dovranno avvalere di amministratori locali attivissimi; aggiunge infatti che “le gestioni associate dei piccoli comuni non decollano perché la legge che li vorrebbe unificati non conosce bene i fatti. I piccoli comuni difatti hanno tutto l’interesse di accorpare i servizi ma non le funzioni; per esempio, un Comune come Positano, ricco e turistico, non necessariamente deve andare per accorparsi o addirittura fondersi con un comune limitrofo più piccolo e povero (…)”.

La spiegazione di Pinto ridicolizza inoltre totalmente l’indecorosa proposta di legge di Piero Fassino, Presidente dell’ANCI (associazione Nazionale Comuni Italiani – ndr), che pretendeva di azzerare tutti i Comuni italiani con meno di 15mila abitanti, per passare da oltre 8mila Comuni italiani a circa 2mila Comuni in tutto il Paese. “Evidentemente Fassino” dichiara Pinto “non conosce bene i dati sulle spese comunali e ignora che la ‘campagna sovietica di estinzione’ causerebbe un danno enorme alle casse dello Stato. Esattamente 5 miliardi di euro”.