Passi in avanti della ricerca scientifica per la cura del Glioblastoma Multiforme. E’ un tumore che colpisce il cervello tra i più aggressivi e letali in circolazione. Poco o nulla è noto riguardo alle cause della sua comparsa. E per questa ragioni non esistono cure mirate ed efficaci. Scarsa è la sopravvivenza di chi è colpito da questo terribile male: si va in media dai 6 ai 16 mesi.
Da Napoli e Caserta si apre un nuovo sentiero di studi che negli anni a venire potrebbe contribuire a migliorare la conoscenza della malattia. Il nuovo studio, denominato “Gliomas”, è stato portato avanti dalla Maria Rosaria Maglione Foundation Onlus con sede a Napoli. Il coordinatore è il dottor Alberto De Bellis, fondatore della fondazione e neurochirurgo all’ospedale Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta. “Abbiamo condotto uno studio su 37 pazienti arruolati in questo ospedale – esordisce De Bellis – scoprendo un nuovo asse genetico-molecolare. Abbiamo analizzato le neurotrofine, cioè un fattore di crescita neuronale. Tutte queste persone sono colpite da un Glioblastoma Multiforme di IV grado».
«Abbiamo visto che c’erano pazienti con una iperespressione, un fattore di crescita cerebrale, prodotta all’interno del cervello. Ad un certo punto della vita questa crescita si ferma. In queste neoplasie c’è una iperespressione di crescita cerebrale. E’ la stessa cosa che accade per i tumori di altri distretti. Allo stesso tempo abbiamo analizzato questo gene che comanda e lo regola in senso inibitorio. Abbiamo evidenziato due gruppi di pazienti: quelli con alta espressione e quelli con bassa espressione. Una cosa mai fatta prima».
«Dobbiamo capire se ci sono mutazioni e dove. Abbiamo identificato un nuovo asse genetico-molecolare del GBM (Glioblastoma Multiforme, ndr) che fino ad oggi non era stato identificato. Abbiamo visto che o è espresso molto o poco. In base a questa diversa espressione c’è una diversa regolazione di tutta una serie di altri geni. E’ un super gene che comanda tutta una serie di altri geni a cascata a seconda di quanto è espresso. Abbiamo aperto una nuova frontiera di studi. All’interno di una stessa neoplasia c’è una diversa espressione di questo asse genetico. Ci sono zone in cui è più espresso e altre meno. Le ricerche proseguiranno sempre con il CNR ma anche con l’ università Vanvitelli. Uno studio che ci terrà occupati per i prossimi anni. Ci sono pazienti arrivati a vivere a 7,8 e anche 9 anni. Come mai? Probabilmente ci sono mutazioni genetiche che accelerano il processo neoplastico o c’è un meccanismo immunitario, di difesa che argina la problematica e questo bisogna capirlo ancora», conclude De Bellis.
Lo studio è stato oggetto di pubblicazione sulla prestigiosa rivista scientifica peer reviewed International Journal of Molecular Science, nel numero speciale – Glioblastoma: Recapitulating the Key Breakthroughs and Future Perspective.