Silvio Berlusconi ricoverato in terapia intensiva al San Raffaele di Milano

Silvio Berlusconi è morto


Silvio Berlusconi è ricoverato in terapia intensiva. Da quanto riporta Ansa, l’ex presidente del Consiglio, 86 anni, si trova all’ospedale San Raffaele di Milano per problemi cardiovascolari. È il secondo ricovero per l’ex premier in pochi giorni: il 30 marzo si era infatti recato presso la stessa struttura dopo aver accusato un preoccupante affanno respiratorio. Le sue condizioni sembrerebbero stabili.

Il precedente ricovero risale al gennaio del 2022: in quell’occasione Berlusconi era stato in ospedale per più di una settimana, per sottoporsi ad un check up completo.

Berlusconi ricoverato, i due precedenti per Covid

Durante il periodo Covid, l’ex leader di Forza Italia aveva contratto il virus in maniera violenta, trascinando con sé una serie di complicazioni legate al contagio avvenuto a settembre del 2020: due settimane durò il primo ricovero connesso alla vicenda. Il secondo avvenne invece nel maggio dell’anno successivo, sempre per problemi collegati al virus che ha messo in ginocchio l’intera umanità.

In quel periodo, era stato rinviato più volte anche il processo milanese Ruby Ter – che si è poi concluso con l’assoluzione lo scorso febbraio – per legittimo impedimento.

Dopo avere superato con successo nel giugno del 2016 un’operazione molto seria a cuore aperto, nel gennaio di due anni fa era stato ricoverato al Centro cardio toracico del Principato di Monaco per un problema di aritmia. Un piccolo incidente domestico aveva poi destato preoccupazione nel febbraio del 2021, quando il leader azzurro era caduto nella sua residenza romana.

Berlusconi: “Maradona un grande uomo, volevo portarlo al Milan. È il mio più grande rimpianto”

Domenica scorsa Berlusconi aveva parlato del suo rapporto con Napoli, definendola la sua “seconda città”. Aveva inoltre raccontato un aneddoto relativo a Diego Armando Maradona, (citato anche da De Laurentiis) definendolo il suo “più grande rimpianto”. “Provai a prenderlo, volevo portarlo al Milan. Quando ci guardammo negli occhi mi accorsi di tutte le sue fragilità, pensai che l’ambiente rossonero e la disciplina che si respirava a Milanello l’avrebbero aiutato. Poi però mi resi conto che lui era Napoli, e avrei strappato il cuore di un’intera città. Non me lo sarei perdonato, e lui fu d’accordo con me”.


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