Francesco Pio Valda ripreso in un video. A dirlo è Ansa.it. Le immagini lo hanno ripreso mentre fugge, tenendosi una mano sul fianco, dove forse nascondeva la pistola.
Nel video, inoltre, sembra passare l’arma alla persona che è con lui sull’auto. Acquisito dalla Squadra Mobile di Napoli è ritenuto importante nell’informativa che la Polizia di Stato ha depositato nell’udienza davanti ai giudici del Riesame che hanno confermato il carcere per Francesco Pio Valda.
Il 19enne è accusato di aver sparato per futili motivi (forse un pestone sulle sue scarpe) e ucciso Francesco Pio Maimone, un 18enne estraneo ai fatti. Il video insieme con altre testimonianze fa parte di approfondimenti investigativi sull’omicidio di Maimone. L’omicidio avvenne fuori gli chalet del lungomare di Napoli la notte tra il 19 ed il 20 marzo scorsi.
Francesco Pio Valda celebrato sui social come se fosse un eroe e pubblicamente omaggiato da amici e parenti. Uno dei suoi compagni ha fatto circolare sui social un video che riprende il momento dell’arresto. In sovraimpressione un cuore e la scritta “Forza leone, siamo sempre con te”.
Ciro Valda, il padre del presunto assassino di Francesco Pio Maimone, era considerato un elemento di spicco del clan Aprea-Cuccaro, egemone nel quartiere Barra di Napoli. Ma cambiò schieramento per fare parte del clan Amodio-Abrunzo, la frangia ribelle degli Aprea-Cuccaro. Nel 2003 accoltellò sua moglie incinta e fu arrestato dai carabinieri per tentato omicidio. Valda fu preso poi nel 2011 per spaccio di droga e il 23 gennaio 2013, all’età di 34 anni fu ucciso nei pressi della propria casa di Barra dai sicari dei suoi precedenti alleati. Fu colpito da diversi spari, di cui uno alla testa pochi giorni dopo esser stato rimesso in libertà.
Il rapporto Mafia Minors, finanziato dal programma Agis 2004 della Commissione Europea – Direzione Generale Giustizia e Affari Interni ha pubblicato che il 40% dei minorenni protagonisti di crimini ha familiari coinvolti in azioni giudiziarie per associazione di tipo mafioso (articolo 416bis del Codice Penale).
Nel dossier si legge che “Il 59.70% di minori non appartiene a famiglie coinvolte nel suddetto reato. Il 40,30% dei soggetti ha familiari coinvolti che generalmente sono padri, madri, zii paterni e materni, fratelli, cugini, nonni. Ma la frequenza maggiore è rappresentata dai fratelli. Una informazione di un certo interesse se si tiene conto dei possibili interventi preventivi che possono essere messi in atto sui pari della famiglia”.
Un esempio è rappresentato dal clan Di Lauro: 9 dei dieci figli maschi di Paolo Di Lauro hanno avuto problemi con la giustizia.