Enzo Miccio: “Sogno di fare il valletto a Sanremo. Vorrei portare i fiori sul palco”

Enzo Miccio


“Ragazza attraente che ha il ruolo di aiutante di scena del presentatore in trasmissioni televisive e spettacoli in genere”. Questa è la definizione del termine valletta, una figura che per fortuna, negli ultimi anni, sta scomparendo sempre di più per essere sostituita dalla co-conduttrice, ossia una figura che all’interno dello spettacolo ha anche un ruolo materiale nel presentare, esporsi, parlare con il pubblico. Non più la ragazza sorridente e pressoché muta messa lì per tenere incollati agli schermi alcuni uomini desiderosi di ammirare belle gambe.

La valletta: un “mestiere” che sta scomparendo

Esempio emblematico di questo cambio di rotta è stato proprio il Festival di Sanremo 2023, che ha avuto come co-conduttrici Chiara Ferragni, Francesca Fagnani, Paola Egonu e Chiara Francini. Quattro donne che si mostrate non (solo) nella propria figura, ma soprattutto con la propria personalità, le esperienze, essendo capaci anche di creare un dibattito.

Enzo Miccio: “Vorrei fare il valletto al Festival di Sanremo”

In questo processo di allontanamento dalla televisione italiana della figura della valletta, si inserisce in netta contro tendenza un intervento di Enzo Miccio, intervistato da Ansa in occasione dello svolgimento del festival letterario Il libro possibile a Polignano a Mare. Alla domanda sui sogni nel cassetto: “Ce ne sono tanti, uno è Sanremo, vorrei portare i fiori sul palco del festival e magari comporre io stesso i bouquet. Farei anche il valletto, certo, dipende da chi sia il conduttore. È un evento che adoro, ogni anno gli dedico delle serate in cui con gli amici commentiamo, twittiamo e ci divertiamo”.

Probabilmente Enzo Miccio ha soltanto utilizzato una terminologia antica per un concetto moderno. Tuttavia la terminologia è importante ed è soprattutto attraverso le parole che si compiono le rivoluzioni sociali e culturali, dato che ad ogni termine corrisponde un’idea precisa. La parola valletto oggi richiama ancora un significato datato, perciò è più opportuno operare una sostituzione nel linguaggio per arrivare ad una sostituzione più giusta del ruolo nell’immaginario collettivo.


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