Dopo oltre 20 anni dall’ultimo focolaio che colpì Bari, è stato registrato un nuovo caso di colera in Italia: la diagnosi è stata accertata per un uomo di 71 anni di Arbus, città della Sardegna, poco distante da Cagliari. Di seguito le possibili cause che avrebbero generato il contagio e i sintomi della malattia che negli anni ’80 colpì tragicamente Napoli.
L’uomo era sotto controllo per altre patologie ma alcuni sintomi avvertiti avrebbero spinto i medici del Santissima Trinità di Cagliari ad effettuare analisi più approfondite. Queste avrebbero rivelato la positività del paziente al colera.
Si tratta, tuttavia, di un caso unico che, a detta degli esperti, non deve destare alcun allarmismo. Sono stati applicati tutti i protocolli nazionali relativi alla malattia infettiva e il paziente attualmente si trova in isolamento. L’attività di tracciamento avviata sulla sua cerchia familiare avrebbe già escluso la presenza di ulteriori contagi.
Le cause sono ancora da accertare ma, al momento, le ipotesi più accreditate risultano essere due: ingestione di acqua non potabile con presenza di reflui non purificati oppure consumo di frutti di mare crudi (in particolare cozze).
“Il paziente sta meglio. La situazione è in fase di normalizzazione. Le scariche di diarrea si sono man mano ridotte e ora la situazione è sotto controllo” – ha spiegato all’Ansa il dott. Goffredo Angioni, responsabile del reparto Infettivi del Santissima Trinità.
Il colera è un’infezione diarroica acuta (causata dal batterio Vibrio Cholerae) che si trasmette per contatto orale, diretto o indiretto (ad esempio portandosi le mani alla bocca), con feci o alimenti contaminati. Nei casi più gravi può causare la morte per disidratazione, soprattutto in bambini o anziani. Con le cure adatte, tuttavia, la mortalità resta al di sotto dell’1%.
I cibi più a rischio per la trasmissione della malattia sono quelli crudi o poco cotti e in particolare i frutti di mare. Senza la contaminazione di cibo o acqua, il contagio da persona a persona è molto raro in condizioni igienico-sanitarie normali.
Il periodo di incubazione varia tra le 24 e le 72 ore ma può oscillare, in casi estremi, anche dai 2 ai 5 giorni. Il sintomo prevalente è la diarrea ma possono manifestarsi anche vomito e crampi alle gambe. Gli esperti raccomandano di fare attenzione, soprattutto d’estate, alla potabilità dell’acqua e preferire sempre cibi cotti o almeno accertarsi che quelli crudi siano stati accuratamente abbattuti.