Svelato il mistero sull’incendio divampato a Napoli che ha provocato la distruzione della Venere degli Stracci, l’opera dell’artista di fama internazionale Michelangelo Pistoletto installata al centro di piazza Municipio: contrariamente a quanto ipotizzato inizialmente, non si è trattato di una sfida social partita dai napoletani, ma del gesto incontrollato di un clochard, fermato dalla polizia nella serata di ieri. Gli stessi napoletani avrebbero accolto la notizia con rabbia e sgomento, non esitando a recarsi sul posto per lasciare dei fiori.
Alle prime ore dell’alba la grande scultura è stata avvolta dalle fiamme, sotto lo sguardo incredulo e impotente dei cittadini. In poco tempo la notizia si è diffusa a macchia d’olio e, come spesso accade, è subito partito l’attacco alla città, a quella Napoli che continua a balzare all’attenzione dei media per degrado e criminalità, quella che fa vergognare qualcuno “di essere napoletano”.
Il tutto senza prima conoscere le reali motivazioni del rogo. Quasi nessuno, infatti, ha ipotizzato cause accidentali, essendo il cumulo di “stracci” esposto alle intemperie e agli agenti atmosferici, preferendo scaricare quelle colpe, non ancora attribuite, all’intera città.
Si è parlato addirittura di un probabile gesto intenzionale da parte di qualche cittadino che avrebbe preso parte ad una sfida social: l’obiettivo finale sarebbe stato quello di dare alle fiamme il capolavoro di Pistoletto. Con il fermo del clochard, però, è emersa la reale faccia della medaglia: quella Napoli fin da subito colpevolizzata, in realtà si è scoperta essere soltanto vittima di un’emergenza sociale, di quella povertà che tende ad aumentare in tutto il Paese, facendo accrescere il disagio sociale.
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Nel frattempo, però, quando ancora la dinamica della vicenda risultava del tutto ignota, anche stavolta Napoli è stata condannata. Per il gesto di un singolo, tutta la città già messa in cattiva luce, prima ancora di ottenere prove concrete. Il tutto mentre tanti napoletani, tra quelli che hanno assistito impotenti alla distruzione della scultura e chi ha seguito con dolore la vicenda tramite social, si sono recati sul posto quasi come a voler dare l’ultimo saluto alla Venere.
Hanno rimpiazzato i suoi “stracci” con mazzi di fiori e lasciato dei biglietti invocando il desiderio di rinascita non solo della Venere ma anche della stessa città: che possa rinascere non solo dalle piaghe sociali che danneggiano l’intero Paese ma anche dal racconto distorto che troppo spesso tende a prevalere.
“Purtroppo nel 2023 dove Napoli ha vissuto un momento di delirio culturale, turistico e sportivo fa male essere buttati nel fango così, sicuramente da una massa di ignoranti” – ha dichiarato un cittadino intervistato da Sì Comunicazione, facendosi portavoce di un intero popolo addolorato.