La settimana scorsa, il comune di Torre del Greco ha dovuto affrontare un’accesa protesta da parte degli autisti dei taxi collettivi. Fortunatamente il tutto si è risolto con un incontro a Palazzo Baronale fra il Sindaco, Ciro Borriello, il Comandante della Polizia Municipale, Salvatore Visone, e una rappresentanza degli autisti.
Motivo della protesta è stata la richiesta, non assecondata, di adeguare la tariffa della corsa ad 1,30 centesimi di euro (attualmente di 1 euro) e modificare orari e zone di competenza dei taxi. Effettivamente il Regolamento, pubblicato sulla pagina del comune e facilmente consultabile da chiunque ne fosse interessato, prevede un adeguamento delle tariffe:”La tariffa può essere modificata con apposita deliberazione della Giunta Comunale, in presenza di sensibili, accertate variazioni del costo della vita.” (art. 26 del Regolamento)
Tuttavia, il regolamento prevede un dimezzamento della tariffa per gli studenti, nelle fasce orarie scolastiche. Abbiamo ascoltato alcuni studenti che utilizzano taxi collettivi per andare e tornare da scuola e molti di loro non erano a conoscenza di questa tariffa speciale e, quindi, non ne hanno mai beneficiato.
Purtroppo questo non è l’unico precetto del regolamento disapplicato o del tutto contrastato. Già nel primo comma del primo articolo troviamo una definizione particolare:”Il servizio di taxi collettivo fino a 9 posti è un autoservizio pubblico, non di linea, con funzione complementare e integrativa dei trasporti pubblici di linea“. Possiamo notare come i taxi dovrebbero essere soltanto integrativi degli autobus di linea, mentre, in pratica, abbiamo un monopolio quasi assoluto di trasporti non di linea rispetto alle tre, massimo quattro corse giornaliere dei mezzi di linea.
L’articolo specifica chiaramente che le autovetture devono contenere un massimo di nove persone, conducente compreso. Chiunque sia salito su un Taxi Collettivo, negli orari di punta, sa che la quantità di “folla” stipata oscilla fra i 15 e i 25 passeggeri. Eppure la limitazione espressa nel regolamento nasce da norme di sicurezza europee e, quindi, è assolutamente irrinunciabile e necessaria:”le autovetture devono risultare omologate dell’Ufficio provinciale della Motorizzazione al trasporto di un numero di persone non inferiore a 8 e non superiore a 9, compreso il conducente.” (art. 8 Reg.)
Venendo ora alla dotazione minima dei veicoli riscontriamo una quasi assoluta assenza di strutture per disabili e anziani, previste dal Regolamento, e facciamo notare che “è vietata qualunque forma di pubblicità all’interno o all’esterno delle vetture”: come non dimenticare, ad esempio, molti manifesti elettorali affissi sulle portiere bianche.
I taxi collettivi dovrebbero avere zone di competenza, corse prestabilite e fermate per raccogliere e far scendere l’utenza, ma, forse per lassismo dell’Amministrazione Comunale, non esiste un effettivo piano regolatore delle corse e non sono mai state create infrastrutture urbanistiche rilevanti: gli autisti si fermano al ciglio della strada per raccogliere possibili passeggeri e non esistono orari e luoghi prestabiliti per usufruire del servizio.
Inoltre, in alcune zone, i taxi collettivi tendono ad ammassarsi e sostare per molto tempo, paralizzando il traffico cittadino: ad esempio, fuori al Liceo Scientifico Nobel, all’orario di uscita dei ragazzi da scuola, almeno tre veicoli stazionano avanti al cancello dell’istituto creando ingorghi e blocchi per tutta la zona.
Per gestire e guidare un taxi collettivo è necessaria un’autorizzazione da parte del comune, autorizzazione che può essere ottenuta partecipando a un bando pubblico e solo se si hanno determinate qualifiche tecniche e sociali. L’autorizzato può, inoltre, avvalersi di familiari o dipendenti, ammesso che posseggano anch’essi le qualifiche richieste e, persino, cedere l’autorizzazione a un terzo qualificato. Tuttavia il Regolamento ha cercato di limitare questa particolare compravendita di autorizzazioni stabilendo che chi cede l’autorizzazione debba possederla da almeno cinque anni o debba essere divenuto invalido alla guida. Inoltre, chi cede l’autorizzazione, non può ottenerne una nuova se non dopo cinque anni. Sembrerebbe, però, che alcuni autisti abbiano “affittato” l’autorizzazione da altri e da quello che abbiamo letto fino ad ora è facile capire quanto questo sia assolutamente contrario al Regolamento.
Per concludere ricordiamo che è giusto far falere i propri diritti, ma prima bisogna sempre rispettare i propri doveri e, quando si fa parte di un servizio pubblico, rispettarli diventa un obbligo assoluto.