Gelsomina Verde torturata e uccisa senza motivo. La svolta dopo 19 anni: 2 arresti
Lug 27, 2023 - Veronica Ronza
A 19 anni dall’efferato delitto, sono scattati gli arresti per i presunti esecutori materiali dell’omicidio di Gelsomina Verde, vittima innocente della camorra, torturata e uccisa a soli 21 anni, nel pieno della prima faida di Scampia. Una pagina di cronaca nera che ha scosso il mondo intero e che oggi, a distanza di anni, compie un passo in più verso la giustizia.
Due arresti per l’omicidio di Gelsomina Verde: uccisa dalla camorra
Al termine delle indagini coordinate dalla DDA e partite a seguito delle dichiarazioni rilasciate da alcuni collaboratori di giustizia, la Squadra Mobile di Napoli ha arrestato due soggetti, L.D.L e P.R, entrambi accusati di aver sequestrato e assassinato la ragazza insieme agli altri componenti della banda, già condannati.
Con le ultime accuse notificate agli indagati, si chiude così un cerchio attorno alla vicenda segnata dalla ingiusta e brutale morte di Gelsomina, una giovane donna del tutto estranea agli ambienti criminali, presa di mira soltanto per essersi legata sentimentalmente, per un breve periodo, ad un rivale del clan Di Lauro.
Come è morta Gelsomina Verde
La vita di Gelsomina Verde è stata ingiustamente e brutalmente spezzata il 21 novembre 2004, quando aveva solo 21 anni. Barbaramente torturata, dopo ore di massacro e sevizie, la ragazza sarebbe stata uccisa con tre colpi di pistola alla nuca. Il corpo sarebbe poi stato bruciato all’interno della sua auto per occultare le tracce di quello scempio.
Ammesso che nessuna colpa potrebbe giustificare un omicidio, a colpire l’opinione pubblica fu proprio il fatto che non c’era nessun motivo tale da spingere qualcuno ad inveire contro Gelsomina. La ragazza era completamente estranea ai fatti e agli ambienti criminali, lavorava in una fabbrica di pelletteria e nel tempo libero si dedicava al volontariato.
Ma pagò con la morte la “colpa” di non sapere quello che i Di Lauro erano convinti che invece sapesse, soltanto per essersi fidanzata, per un periodo breve, con un ragazzo che era entrato a far parte del cosiddetto cartello degli scissionisti di Secondigliano. Una relazione, tra l’altro, che Gelsomina aveva chiuso diversi mesi prima del suo assassinio.