Campi Flegrei, l’ultima eruzione fu preceduta da segnali premonitori chiari: quali sono
Ott 04, 2023 - Veronica Ronza
I Campi Flegrei
Sui segnali e il rischio di una eventuale eruzione ai Campi Flegrei è intervenuta la dottoressa Lucia Pappalardo, vulcanologa dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia presso l’Osservatorio Vesuviano, che ai microfoni di Radio Cusano ha fatto il punto sulla situazione.
Campi Flegrei: l’esperta parla dei segnali e del rischio eruzione
“Il futuro lo deciderà il vulcano. La crisi bradisismica è in corso e potrebbe durare ancora per anni. E’ iniziata nel 2005 e questo sollevamento del suolo è collegato all’attività sismica che stiamo registrando. Qui i terremoti non sono di magnitudo elevatissima però sono superficiali, per questo poi vengono avvertite in maniera chiara abbracciando un’ampia area” – ha esordito l’esperta.
“La magnitudo più alta finora è stata quella di 4.2. La percezione dei terremoti però è sempre più o meno la stessa perché sono scosse superficiali. Vengono avvertite molto bene perciò la gente, giustamente, si spaventa” – ha continuato.
Scosse frequenti, che, tuttavia a sua detta non dovrebbero preannunciare peggioramenti ulteriori: “Al momento l’attività che noi registriamo è limitata all’attività sismica, non ci sono evidenze che il vulcano potrebbe rientrare in eruzione. Questo sarebbe il pericolo principale ma fortunatamente non ci sono segnali. Le scosse sono semplicemente legate al bradisismo, cioè ai fenomeni di abbassamento e sollevamento periodici del suolo”.
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Nemmeno mettendo a confronto l’attuale crisi bradisismica con la storia del supervulcano si ritrovano elementi in comune con le precedenti eruzioni: “L’ultima eruzione risale al 1538, fu quella del Monte Nuovo. Quella precedente avvenne 39 mila anni prima. Questo tipo di vulcano, infatti, tende ad avere periodi di riposo anche molto lunghi“.
“Si può stare tranquilli nel senso che fino a questo momento tutti i parametri che monitoriamo non ci indicano che potrebbe esserci un’eruzione imminente. Bisogna però sempre ricordare che questo è un vulcano attivo e anche se la terra cominciasse a scendere rimarrebbe sempre pericoloso”.
Quanto ai segnali premonitori dell’ultimo evento eruttivo: “L’eruzione fu piccola, limitata ad un’area ristretta ma ha avuto segnali premonitori molto intensi. Nelle settimane precedenti all’eruzione c’era stata un’attività sismica molto intensa, talmente importante che, pur in assenza degli strumenti di misurazione di oggi, vennero riportata nelle cronache storiche”.
“Si registrava, poi, un sollevamento molto superiore rispetto a quello che stiamo registrando adesso. Nei villaggi intorno alla caldera, infatti, le persone si allontanarono spontaneamente, senza seguire alcun piano di evacuazione, perché i segnali furono chiarissimi”.
Ha, poi, confrontato la crisi attuale con quella degli anni precedenti: “Le scosse sono quindi legate al bradisismo. Tra l’altro negli anni ’50, ’70 e ’80 ci furono crisi ancora più intense di quella attuale che poi fortunatamente sono rientrate. C’è attenzione massima al fenomeno, non stiamo trascurando nessuno scenario”.
Sull’accentuata puzza di zolfo lamentata da alcuni residenti, ha chiarito: “Io in questo momento mi trovo in questa zona dei Campi Flegrei, non percepisco questo forte odore di zolfo ma è possibile perché è una cosa indipendente dalla crisi bradisismica. A seconda della direzione dei venti si può sentire questa puzza, è un fenomeno comune in questa area”.
Infine, l’appello alla cittadinanza: “Potete stare tranquilli, tutti i vulcani napoletani, Vesuvio compreso, sono monitorati 24 ore su 24. L’evoluzione dei fenomeni sarà registrata e valutata prontamente. Su questo possiamo tranquillizzare la popolazione”.