I carabinieri hanno scoperto l’esistenza di una vera e propria associazione a delinquere, operativa da oltre un decennio nell’ambito delle truffe assicurative, che avrebbe visto il coinvolgimento di avvocati, medici, tecnici di centri diagnostici e carrozzieri: dalle prime ore dell’alba tra Napoli, il Casertano e il litorale laziale, sono scattati i primi arresti.
I carabinieri della Compagnia Vomero stanno eseguendo un’ordinanza applicativa di misure cautelari, emessa dal Tribunale di Napoli, su richiesta della locale Procura della Repubblica, tra Napoli, Aversa, Minturno, Melito di Napoli, Curti, Piano di Sorrento e Servigliano.
Quattro persone sono finite in manette (una in carcere e 3 ai domiciliari), due avvocati e sei medici sono stati interdetti dalla professione, altri 23 soggetti sono indagati in stato di libertà. Ognuno avrebbe svolto il proprio ruolo nella creazione di sinistri stradali fasulli per ottenere risarcimenti dalle assicurazioni.
I destinatari delle misure sono gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alle truffe assicurative con fraudolento danneggiamento di beni assicurati e ricorso a certificati medici falsi rilasciati da medici compiacenti, riciclaggio, indebita percezione del Reddito di Cittadinanza e furto aggravato.
Le attività, coordinate dalla Procura partenopea e condotte dalla stazione Carabinieri di Napoli Marianella, sono frutto di approfondimento su materiale già sequestrato durante l’esecuzione di una prima ordinanza applicativa di misure cautelari per associazione a delinquere finalizzata a furti, rapine e truffe assicurative, eseguita lo scorso marzo.
In particolare le indagini hanno consentito di risalire alla strategia messa in campo dall’organizzazione per mettere a segno truffe assicurative. Stando a quanto emerso, all’interno del gruppo erano ben definiti i ruoli di capo, promotori e partecipi, tra i quali figurano due avvocati e diversi medici: quattro in servizio presso gli ospedali di Marcianise e San Giovanni di Dio a Frattamaggiore, due attivi presso centri diagnostici privati.
Il meccanismo prevedeva una prima fase di pianificazione della dinamica del sinistro con l’individuazione delle parti da coinvolgere. In particolare venivano selezionati finti testimoni e il medico del pronto soccorso che avrebbe rilasciato il referto per attestare lesioni in realtà inesistenti.
In uno step successivo ci si serviva della complicità dei sanitari dei centri diagnostici e dei poliambulatori per le visite successive e di quella dei carrozzieri che avevano il compito di predisporre la documentazione falsa relativa ai danni subiti dai veicoli coinvolti.
Infine, gli avvocati coinvolti istruivano le pratiche per falsi sinistri stradali concordando le dichiarazioni dei finti testimoni. Il profitto del reato della truffa assicurativa, una volta incassato, veniva prelevato in maniera frazionata, in modo da dissimularne la provenienza illecita. Due degli indagati avrebbero percepito indebitamente anche il Reddito di Cittadinanza per un ammontare complessivo di oltre 20.497 euro.