Il Napoli conquista la finale di Supercoppa Italiana con una prestazione gagliarda, fatta di personalità e tanta umiltà. Ha finalmente cacciato i denti mister Mazzarri, mettendo in campo caratteristiche a lui tanto care e che sembravano ancorate ad un passato lontano e sbiadito. Cambia il modulo in una partita decisiva, dimostra di avere ancora idee e si allontana dall’ombra di Luciano Spalletti, che stava rischiando di diventare un fantasma troppo ingombrante da gestire e sopportare.
Walter è finalmente tornato a fare l’allenatore vero, ha scelto con la propria testa e ha preso decisioni importanti a rischio di perdere la faccia. Ha cacciato tutta l’anima che ha dentro, il tecnico di San Vincenzo, smettendo i panni del traghettatore senza futuro e vestendo quelli del professionista capace che ha fatto le fortune del primo Napoli vincente dell’era De Laurentiis.
Una scelta apparentemente azzardata, quella di schierare la difesa a 3 che lui tanto ha amato in passato, ma che invece si è rivelata vincente ed efficace. Ha fatto di necessità virtù Mazzarri, riproponendo le catene laterali che hanno rappresentato il suo marchio di fabbrica per decenni.
Ha trasformato il capitano Di Lorenzo in un braccetto di destra perfetto per combinare con lo spumeggiante Politano, ancora una volta tra i migliori in campo. Ha reso Cajuste, uscito per un preoccupante infortunio muscolare nel finale, un degno sostituto di Frank Anguissa, e soprattutto ha colto la voglia di rivalsa del Cholito Simeone.
In un momento cruciale si è affidato all’uomo che ha dimostrato più di tutti attaccamento e desiderio di vittoria, escludendo l’attaccante della nazionale italiana Raspadori. E ha vinto un’altra partita nella partita: l’argentino ha giocato una delle sue migliori partite, realizzando un gol da centravanti di livello senza lesinare recuperi decisivi nella propria area di rigore.
Lo stesso Vincenzo Italiano si è detto molto sorpreso a fine partita: “Non mi aspettavo che il Napoli giocasse così, che ci aspettasse e ripartisse. Complimenti a loro”. Complimenti poco sinceri, rancorosi. Il tecnico viola si aspettava che gli azzurri ricadessero ancora una volta nei soliti errori, che arrancassero e con supponenza provassero a giocare come oramai non fanno più da tempo.
E invece i campioni d’Italia sono diventati operai, hanno capito che il tempo dei lustrini per ora è un lontano ricordo, e che si può vincere ancora alla vecchia maniera. Come faceva il Napoli di Mazzarri. Bentornato Walter, questa finale è tutta tua. Ora riprenditi la storia.