Sicurezza sul lavoro, monito di GO Engineering: “A Torre del Greco è troppo sottovalutata”
Gen 26, 2024 - Giuseppe Mennella
Gli ingegneri Borriello e Cicale della Go Engineering, esperti di sicurezza sul lavoro
Sicurezza sul lavoro: tra scarsa informazione, superficialità e tanti imprenditori per i quali la sicurezza è soltanto ‘avere le carte a posto’. Gli ingegneri Olga Borriello e Giuseppe Cicale, che insieme hanno costituito 9 anni fa la società Go Engineering, hanno tracciato un quadro in chiaroscuro della situazione sul territorio: partiti dalle piccole realtà partenopee, oggi hanno base proprio a Torre del Greco e lavorano con alcune tra le più importanti aziende italiane. E sottolineano che i problemi non stanno solo al sud.
Go Engineering , esperti di sicurezza sul lavoro: il focus su Torre del Greco
Un tandem di professionisti che ha deciso di fare squadra per diffondere la cultura della sicurezza sul lavoro: gli ingegneri Olga Borriello e Giuseppe Cicale hanno fondato la Go Engineering 9 anni fa. Il percorso professionale del team è partito da Villaricca per poi approdare di recente a Torre del Greco. Il loro core business, diventata ormai una missione, è la sicurezza sul lavoro: ma come studio ingegneria si occupano di tutto ciò che afferisce al settore. Partiti dalle piccole realtà, oggi annoverano tra i loro clienti aziende del calibro di ENI, Tirreno Power e Gruppo Leonardo, il tutto grazie ad una fiducia guadagnata negli anni con la competenza ed il passaparola: “Oggi facciamo corsi di formazione in Perù, Colombia, Egitto e Kuwait: un pò di esperienza l’avremo pur maturata!“, scherza – ma non troppo – l’ing. Borriello.
Sicurezza sul lavoro: le cifre sono impietose
In merito all’importanza della sicurezza sul lavoro sono i numeri a parlare chiaro: 4 morti al giorno, in media, nel 2022. “E nessuno di questi lavorava su un reattore nucleare“: un’immagine forte, quella che usa l’ing. Cicale, che spiega come gli incidenti possano avvenire per cause anche stupide ed impensabili. “Sono persone che sono scese al lavoro come me e te, e non sono più tornati a casa. Quattro ieri, quattro oggi, quattro domani, usciti di casa e non più tornati per motivi assurdi. Ci è capitato un caso nel quale la persona deceduta non stava nemmeno lavorando: era lì solo per guardare“. Non è quindi la grandezza del pericolo che si ha di fronte ma la consapevolezza del rischio ed i comportamenti che si adottano.
Ma non è solo il caso estremo delle morti bianche a dover essere attenzionato: stando ai dati INAIL, da gennaio a novembre 2023 sono oltre mezzo milione gli infortuni sul lavoro denunciati: una stima al ribasso che non comprende il mondo del lavoro sommerso e tutti i casi non denunciati. “La cifra include la varietà dei casi: dal taglietto sul dito all’arto amputato, compresi gli infortuni nel tragitto casa-lavoro che con le dovute accortenze possono essere anch’essi limitati“, spiega l’ing. Borriello.
A Torre la sicurezza è optional: “Non basta mettere a posto le carte”
“A Torre del Greco scarsa attenzione alla sicurezza sul lavoro“. Chi esegue gli adempimenti, spesso lo fa solo per “mettere le carte a posto” nei confronti della legge, ma non si è ancora fatta strada una coscienza della sicurezza. “C’è chi sottovaluta il problema, chi non conosce il campo, chi addirittura crede di esserne esente: sulla materia c’è anche tanta disinformazione”.
“La sicurezza troppo spesso viene vista come un adempimento burocratico da mettere in bacheca e mostrare quando arrivano i controlli” spiega Giuseppe Cicale. Una pratica per evitare sanzioni, che si scontra con la scarsità di controlli dovuta alle carenze del personale addetto. Una reazione a catena che innesca in molti il ragionamento ‘tanto non mi controllano’, come se la tutela della salute si fermasse ad un foglio di carta.
“Ciò che ci ha fatto crescere è stata, invece, il nostro impegno a smuovere le coscienze e far diventare realtà quel documento, tradurlo in pratica quotidiana”, spiega l’ing. Cicale, che prosegue: “La sicurezza non si insegna: il nostro lavoro è trasmettere la cultura della tutela. Ed il metodo non può essere lo ‘spauracchio’ dei controlli che sono pochissimi: ma far capire che significa uscire di casa la mattina e ritornarci tutto intero la sera”.
Tanti contributi per la sicurezza: “Ma molte aziende partono da zero”
Non basta, quindi, “mettersi a posto” con le carte per salvare vite umane e la salute di chi lavora. “Ma molti non hanno nemmeno le scartoffie. Il livello di partenza è spesso pari a zero. E comunque, avere le ‘carte a posto’ non tutela in caso di sinistro: vale la pena vivere con questi macigni sulla coscienza?”. La disinformazione entra in gioco anche quando si parla di costi: “Inutile dire che, in caso di incidente, i costi umani ed economici non sono paragonabili ad una formazione fatta seriamente”.
“Ma a chi paventa problemi di budget facciamo sempre presente che con i tantissimi bandi e contributi che lo stato mette a disposizione, i costi per la sicurezza vanno quasi ad azzerarsi: per qualsiasi approfondimento siamo a disposizione”. Cicale si rivolge soprattutto agli imprenditori: “C’è differenza tra ‘stare a posto’ e ‘lavorare in sicurezza’: le buone norme vanno spiegate, non solo scritte sui documenti, e questo ha ovviamente un costo. Ma lo Stato viene incontro a chi vuole formarsi”.
“Anche i negozietti pensino alla sicurezza sul lavoro. Criticità? Le ditte edili”
Nelle parole di Borriello e Cicale viene riaffermato ciò che potrebbe sembrare ovvio, ma per molti non lo è: tutti i lavori e tutti gli ambienti di lavoro hanno dei requisiti di sicurezza da rispettare, dal più piccolo al più grande. “Su Torre del Greco abbiamo tanti piccoli commercianti tra i nostri clienti. Anche il piccolo negozio deve tutelare, per legge e per buon senso, la salute di chi ci lavora, così come l’azienda di ristorazione a conduzione familiare, gli artigiani, i floricultori, fino ai cantieri navali o i magazzini più grandi”.
Ma certamente l’area più soggetta a rischi è quella dell’edilizia: sono proprio le imprese di costruzione e ristrutturazione, secondo gli esperti di Go Engineering ad avere maggior superficialità sulla sicurezza, in proporzione ai rischi oggettivamente maggiori cui vanno incontro i lavoratori e spesso gli stessi titolari di ditte.
“Senza voler puntare il dito contro la categoria, dalla nostra attività quotidiana abbiamo potuto riscontrare come proprio nell’edilizia ci sia il maggior numero di casi di infortunio ed allo stesso tempo una gran quantità di manodopera improvvisata ed inesperta“, spiegano gli ingegneri. “Ci sono delle realtà che invece rispettano tutte le regole, quindi diciamo ancora che è possibile farlo e non si tratta affatto di voler criminalizzare un settore intero: ma quando accade ne restiamo sorpresi, mentre dovrebbe essere l’assoluta normalità”.
Il paradosso: i lavoratori esperti sono più a rischio
Talvolta la mancanza di consapevolezza è il fattore di rischio maggiore, e questo i professionisti di Go Engineering lo riscontrano maggiormente e paradossalmente nei lavoratori con più esperienza: “Sono quelli che ci dicono ‘Faccio questo lavoro da 30 anni, ora devo sedermi a fare il corso di formazione?‘”. E sono proprio coloro che corrono maggiori pericoli, sia per l’atteggiamento, sia per l’età non più giovanissima. “Ma sono anche quelli che a fine corso ci ringraziano di aver aperto loro la mente, e ci stringono la mano. I giovani, sul tema sicurezza, sono invece più consapevoli ed attenti, anche grazie alle notizie su morti ed infortuni che oggi girano più velocemente di prima”.
La frase che sentiamo più spesso quando accade un infortunio è: “Io lo sapevo che mi sarei fatto male!”. In quella frase è racchiusa una presa di coscienza a posteriori, una nuova consapevolezza e conoscenza dei fattori di rischio, ma non si può e non si deve arrivare a farsi del male per capirlo, quando oggi ci sono gli strumenti per prevenire. “Perché si capisce tutto un attimo dopo essersi fatti male? Perché un attimo prima siamo dei perfetti ignoranti? In questo è racchiuso il nostro impegno nel generare sicurezza”.
Anche al nord la situazione è critica: “Ma ci chiamano per risolvere problemi”
Ma l’esperienza dei professionisti di Go Engineering consente anche di guardare al problema in maniera geograficamente più ampia: “Al nord c’è tanta ‘facciata’ ma l’attenzione reale alla sicurezza sul lavoro forse è minore che al sud”, spiega Cicale. Lo stereotipo del napoletano fatalista viene quindi smontato: “Ogni luogo traduce a modo suo il fatalismo: sul sud e su Napoli c’è un pregiudizio, una nomea”. La realtà parla invece di contesti territoriali dove sono arrivate prima nel tempo le grandi aziende, pensiamo al Piemonte o l’Emilia Romagna, portando con esse l’esigenza di produrre anche le famose “scartoffie” sulla sicurezza ma piantando per tempo il seme di un’attenzione maggiore.
A stravolgere pregiudizi e statistiche c’è sicuramente il fatto che proprio l’Emilia Romagna è all’avanguardia sulle linee guida in materia di sicurezza e sull’efficienza dei controlli: “Il problema è quindi a monte: con meno controlli, al sud le aziende sottovalutano il pericolo. Ma la sicurezza sul lavoro dev’essere un dovere morale, non una pratica da riempire per paura di una multa”, spiega l’ing. Borriello.
Ed è proprio lei, alla luce dei tanti contratti chiusi con aziende del nord Italia, a fare una riflessione: “Inizialmente ci sorprendeva: perché si rivolgono a noi che siamo napoletani? Non hanno professionisti al nord? Poi abbiamo scoperto che in noi trovano un approccio molto pragmatico: ci attribuiscono capacità di risoluzione di problemi pratici, più che ai professionisti settentrionali”.
Go Engineering, dove si trova e contatti
Gli uffici di GO Engineering di Borriello Olga & Cicale Giuseppe si trovano a Torre del Greco, in Corso Vittorio Emanuele 95.
Per contatti:
Telefono: 08118948997
E-mail: info@go-engineering.it
Website: https://www.go-engineering.it/