È diventato virale il video diffuso dal prete influencer di Verona, don Ambrogio Mazzai, molto seguito su Tik Tok che ha denunciato la “logica mafiosa” che a sua detta avrebbe portato Geolier ad attestarsi come artista più “televotato” al Festival di Sanremo. Con lui, come con diversi esponenti della stampa, sembra ripetersi così quel vergognoso stereotipo che vede dietro la città di Napoli solo un mucchio di criminali e camorristi.
“Non ho mai guardato Sanremo sinceramente e anche quest’anno in realtà ho fatto la stessa cosa. Mi sono fatto raccontare le cose che sono successe da altre persone, non è che mi interessasse più di tanto, ma la cosa che mi ha colpito particolarmente e che ha reso ancor più significativa la mia scelta di non finanziare queste logiche che non condivido assolutamente è stato il fatto che una canzone nel Festival della canzone della musica italiana non era italiana“ – ha esordito criticando in primo luogo la scelta di portare all’Ariston un brano in lingua napoletana.
“Questa canzone è stata fatta arrivare in alto nelle classifiche, comprando i voti con una schifosissima mentalità mafiosa. Queste cose devono finire e anche la tv pubblica dovrebbe smettere di proporle come sistema solo perché tirano su qualche milione di euro attraverso il televoto. Bruttissima mentalità, bruttissimo insegnamento” – ha sottolineato, dando per scontato che i voti per Geolier provenissero da un “meccanismo” illegale.
Un assunto che dà per scontato così come la giornalista che addirittura in conferenza stampa ha chiesto ad Amadeus di far chiarezza sulla provenienza dei voti, cosa mai accaduta nella storia del Festival, semplicemente perché è stato Geolier a raggiungere una percentuale di televoto record.
Forse perché la sua città ha deciso di sostenerlo come è solita fare in ogni altra occasione? Forse perché per la prima volta, dopo anni, Geolier ha portato al Festival una canzone interamente napoletana facendo sperare adulti e ragazzi in un’altra rivincita per la propria città? E se ci aggiungiamo il fatto che, con la partecipazione di Geolier, anche tanti giovanissimi hanno seguito il Festival, non solo napoletani, forse potremmo non additare così facilmente il rapper di aver un seguito di soli “mafiosi”. Basti pensare a José, figlio di Amadeus, che ha sempre sostenuto l’artista, dichiarando addirittura che per lui avrebbe meritato il primo posto.
Ma il prete, anche in un altro video, rimarca: “Se tu hai i soldi, puoi comprare e pagare dei voti. Questa mentalità che si genera nelle persone è veramente mafiosa e aberrante, è proprio una compravendita di voti. Che poi la Rai abbia usato un cantante napoletano con una canzone napoletana, che io non capisco, non c’entra con il Festival di Sanremo”.
Parliamo, tra l’altro, di voti del costo di 0,51 centesimi e se, a differenza di altri, non pretendiamo di conoscerne a priori la provenienza, possiamo sicuramente confermare di averli visti partire dagli smartphone dei cittadini più comuni, da quelli dei nonni che hanno visto l’entusiasmo negli occhi dei loro nipoti, da quei napoletani che probabilmente prima nemmeno conoscevano Geolier ma hanno voluto prendere parte a quella gioia generale che caratterizza la città partenopea quando un figlio della propria terra raggiunge il successo. E sì, saranno sicuramente partiti anche da chi ha voluto premiare la canzone che, non a caso, ha raggiunto anche il record di stream su Spotify, più del brano vincitore.
A ciò si aggiunge poi un altro interrogativo: perché si critica il “meccanismo mafioso” del televoto e non si indaga, invece, sul comportamento della stampa che, a differenza del pubblico, dovrebbe distinguersi ancor di più per il suo giudizio equo e oggettivo e che invece sembra essersi coalizzata di proposito contro l’artista napoletano soltanto per non vederlo trionfare? Un proposito confermato dai video circolati in rete che vedono alcuni giornalisti invocare addirittura i vertici per bloccare il televoto alla Campania.
@don.ambrogioSe mi aveste chiesto un pronostico su Sanremo vi avrei detto che avrebbe vinto Van Aert