Il grande errore di De Laurentiis: arroganza e Napoli a gestione familiare, lo Scudetto doveva dare la svolta

Aurelio e Edoardo De Laurentiis con Florentino Perez


Due settimane per comprendere quale sarà il destino del Napoli. Quattordici giorni per rimettere insieme i pezzi di un giocattolo distrutto da Aurelio De Laurentiis che con il suo protagonismo, le scelte scellerate, la saccenza che tutti gli rimproverano (tranne chi ha “altri” interessi). Emblema di questo senso di onnipotenza è la sfortunata affermazione rivolta ad un giornalista che, dopo l’addio di Luciano Spalletti, gli chiese chi sarebbe diventato il nuovo allenatore: “Tu, il Napoli puoi allenarlo anche anche tu. Con la squadra che abbiamo puoi vincere” ebbe a dire il patron, sottintendo anche – probabilmente – che l’unico indispensabile per la società era proprio lui, con le sue scelte ed i palloni che ha acquistato. D’altra parte, ADL è pur sempre colui che disse ai tifosi “Sono io il vostro Cavani”.

Lo Scudetto doveva essere un’occasione: il Napoli non ha fatto un passo avanti

Restano certamente i meriti di un presidente che ha fatto nascere un Napoli solido, con i bilanci in ordine, che deve lottare contro le prepotenti del calcio italiano ed europeo che tra aiutini in campo e nelle aule di tribunale riescono sempre a schiacciare tutti gli altri. De Laurentiis è un anti sistema, ha ragione quando si scaglia contro le istituzioni che comandano nel calcio e tengono in piedi un sistema ingiusto. Tuttavia con i suoi modi, il modo di esprimere i concetti anche facendo ricorso a termini volgari, perde credibilità verso l’esterno venendo percepito come una macchietta e ridicolizzato per distogliere l’attenzione dalle verità sostanziali dei suoi discorsi.

Rapporti con tifosi e stampa: poca professionalità e tanta gestione familiare

Anche verso i tifosi e la stampa utilizza spesso modi di fare sopra le righe: comportamenti che i tifosi contestano spesso apertamente, ma che i giornalisti quasi sempre tollerano per timore di ritorsioni, specialmente se non rappresentano importanti testate nazionali. Bisogna essere nel giro giusto per poter svolgere il proprio lavoro in modo pieno ed adeguato.

Non è questo certamente il modo di gestire i rapporti e curare l’immagine di una società calcistica tra le più importanti d’Italia e che in Europa è presenza costante da 14 anni, riuscendo ad affermarsi anche sul piano del gioco e dei risultati negli ultimi tempi. Per fare un salto in avanti serve mettere fine ad una gestione di tipo familiare, per affidarsi a figure precise che abbiano ruoli determinati, dove ciascuno debba svolgere le proprie mansioni nell’ambito di un confronto ma senza ingerenze. Salvo poi rendere conto proprio al presidente, che ha il potere di scegliere o terminare i rapporti con i professionisti ai quali si affida.

Il Napoli non è una salumeria

Lo Scudetto in questo senso ha rappresentato un bivio, l’occasione per il Calcio Napoli di intraprendere finalmente la strada verso una nuova organizzazione societaria, più simile alle regine d’Europa che non a imprese a conduzione familiare allargata ai fedelissimi senza macchia e senza paura, i quali a loro volta inseriscono elementi familiari o di fiducia.


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