Anche quest’anno si è tenuto l’ormai tradizionale appuntamento di Gaeta organizzato dal Movimento Neoborbonico, una tre giorni di eventi il cui momento più significativo ed evocativo è certamente la cerimonia dell’alzabandiera. Ieri mattina è stata issata la bandiera del Regno delle Due Sicilie sulla fortezza di Gaeta, simbolo della resistenza contro l’invasione sabauda del 1860/61.
Dal 22 al 24 marzo decine di persone hanno voluto commemorare le vittime meridionali dell’Unità d’Italia, sia soldati e cittadini innocenti che quelli che sarebbero passati alla storia come briganti, ma che erano a tutti gli effetti patrioti della resistenza all’annessione al Piemonte.
“Eravamo centinaia di persone provenienti da tutta l’Italia, soprattutto dal Sud, e ci siamo ritrovati insieme con un senso di appartenenza ed un orgoglio che servono oggi ai meridionali, soprattutto dopo 163 anni di malapolitica e con classi dirigenti sempre più incapaci ed inadeguate per governare con tante difficoltà il Mezzogiorno d’Italia – ha affermato il prof. Gennaro De Crescenzo, presidente del Movimento Neoborbonico -. Ogni anno ci ritroviamo a Gaeta perché andiamo sui luoghi reali dove i nostri eroi sono caduti e non si sono mai arresi, non parliamo di storie inventate da qualche partito per ‘sottolineare una certa superiorità padana’. Qui veramente è passata la storia, dove i cittadini un tempo appartenenti ad uno stato diverso e migliore, hanno resistito quanto più potevano contro l’invasione sabauda, senza mai aver firmato un atto di resa, da parte del Re Francesco II di Borbone. Per questo spesso gridiamo che Gaeta resiste ancora. Dal passato al futuro, dalla difesa territoriale del Sud e quella politica contro autonomie differenziate e truffe ai danni della nostra terra”.
“A Gaeta tutte le volte che ci riuniamo con tanti conterranei del Sud per ricordare la nostra storia, non piove mai nonostante le previsioni – ha sottolineato il dr. Emilio Caserta, giornalista e coordinatore giovanile dell’associazione culturale Neoborbonica -. Qui nessuno grida al re di tornare al trono o alla secessione in un’Italia che è già divisa nei diritti e nelle opportunità. Qui ci ritroviamo a raccontare il passato, a rendicontare i drammi del presente tra emigrazione, PNRR ma soprattutto ci prepariamo per il futuro sempre nella difesa del Sud. Una boccata d’aria identitaria che raccoglie centinaia di persone per poche ore ogni anno, tra tantissime emozioni, inni passati e gite in giro per Gaeta, ultimo baluardo del Regno delle due Sicilie. Anche a noi giovani serve tutto ciò per avere radici più solide ed un futuro meno incerto al contrario di quello che abbiamo oggi”.