In questo periodo di intensa attività sismica, le istituzioni scientifiche, che monitorano costantemente la caldera dei Campi Flegrei, al momento confermano l’assenza di segnali che fanno pensare ad un’eruzione imminente. Quest’ultima, tra l’altro, come insegna la storia, potrebbe essere preceduta da alcuni chiari fenomeni e ancora una volta gli esperti hanno fatto chiarezza sulla questione.
Innanzitutto, come facilmente intuibile, nessuno può sapere né prevedere con certezza quando e se si verificherà una eventuale eruzione. Tuttavia, l’INGV Osservatorio Vesuviano sottolinea che “grazie alla sorveglianza del vulcano è possibile rilevare con ampio anticipo l’insorgenza di fenomeni precursori, che generalmente precedono un’eruzione, e procedere all’evacuazione prima che avvenga l’eruzione”.
Tali fenomeni precursori sarebbero indotti dal movimento del magma in profondità e quelli principali elencati dall’INGV sono: sciami sismici, eventi sismici a lungo periodo, tremore vulcanico, deformazioni del suolo, variazioni nei gas emessi dal suolo o da fumarole. Attraverso lo studio di questi fenomeni e l’analisi della loro evoluzione temporale è possibile “capire in anticipo se si sta approssimando una eruzione. Per comprendere in maniera adeguata il significato dei fenomeni è necessario che questi siano opportunamente analizzati ed interpretati alla luce delle conoscenze acquisite dalla comunità scientifica sul particolare vulcano”.
“Al momento l’attività che noi registriamo è limitata all’attività sismica, non ci sono evidenze che il vulcano potrebbe rientrare in eruzione. Questo sarebbe il pericolo principale ma fortunatamente non ci sono segnali. Le scosse sono semplicemente legate al bradisismo, cioè ai fenomeni di abbassamento e sollevamento periodici del suolo” – ha chiarito ai microfoni di Radio Cusano la dottoressa Lucia Pappalardo, vulcanologa dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia presso l’Osservatorio Vesuviano.
Nemmeno mettendo a confronto l’attuale crisi bradisismica con la storia del supervulcano si ritrovano elementi in comune con le precedenti eruzioni. A sottolinearlo è ancora una volta la dottoressa Pappalardo: “L’ultima eruzione risale al 1538, fu quella del Monte Nuovo. Quella precedente avvenne 39 mila anni prima. Questo tipo di vulcano, infatti, tende ad avere periodi di riposo anche molto lunghi”.
“Si può stare tranquilli nel senso che fino a questo momento tutti i parametri che monitoriamo non ci indicano che potrebbe esserci un’eruzione imminente. Bisogna però sempre ricordare che questo è un vulcano attivo e anche se la terra cominciasse a scendere rimarrebbe sempre pericoloso”.
Quanto ai segnali premonitori dell’ultimo evento eruttivo: “L’eruzione fu piccola, limitata ad un’area ristretta ma ha avuto segnali premonitori molto intensi. Nelle settimane precedenti all’eruzione c’era stata un’attività sismica molto intensa, talmente importante che, pur in assenza degli strumenti di misurazione di oggi, vennero riportata nelle cronache storiche”.
“Si registrava, poi, un sollevamento molto superiore rispetto a quello che stiamo registrando adesso. Nei villaggi intorno alla caldera, infatti, le persone si allontanarono spontaneamente, senza seguire alcun piano di evacuazione, perché i segnali furono chiarissimi. Potete stare tranquilli, tutti i vulcani napoletani, Vesuvio compreso, sono monitorati 24 ore su 24. L’evoluzione dei fenomeni sarà registrata e valutata prontamente. Su questo possiamo tranquillizzare la popolazione” – ha concluso.