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Torneo nel Liguori semivuoto e i corallini disertano la premiazione: così non ne vale la pena

Il Primo Trofeo Città di Torre del Greco si è chiuso ieri 26 maggio 2024 con la vittoria sul campo del Milan Under 17: un evento che ha appassionato poco i torresi e lascia in eredità poco valore promozionale alla città del corallo, tanti aspetti da migliorare per una prossima edizione già annunciata ed alcuni interrogativi.

Spalti vuoti e calciatori “ammutinati”: la risposta cittadina al Trofeo

Trofeo Città di Torre del Greco: pochi cittadini all’evento sportivo

Un’iniziativa animata certo dalle migliori intenzioni ma che, nella pratica, è passata quasi in sordina nel caldo weekend di fine maggio torrese. Forse proprio le gradevolissime temperature hanno spinto molti cittadini a cercare una domenica di relax al mare o la gita fuori porta piuttosto che sui roventi spalti dell’Amerigo Liguori, dove è andato in scena il Primo Trofeo Città di Torre del Greco, fortemente voluto dall’amministrazione comunale guidata da Luigi Mennella.

Infatti, nella mattinata di domenica 26 maggio, i pochi avventori dello stadio cittadino si sono addensati nella zona in ombra dell’impianto di Viale Ungheria per la “finalina” terminata ai rigori tra Turris e Juventus che ha relegato i corallini al quarto posto su quattro squadre, a dispetto di due prestazioni sportivamente di assoluto rilievo.

Ma, al termine della partita, in pieno orario di pranzo domenicale, pochissimi sono stati i coraggiosi che si sono trattenuti non solo per le partitelle tra i giovanissimi delle altre associazioni calcistiche: ma anche per la finale “meneghina” tra Inter e Milan, vinta poi da quest’ultima. Il risultato: le due Under 17 milanesi hanno giocato in un Liguori semivuoto, popolato per lo più da addetti ai lavori ed esponenti delle delegazioni e delle istituzioni.

L’entusiasmo delle squadre del nord, l’assenza dei corallini

I veri vincitori sono stati i ragazzi, che hanno giocato senza risparmiare fatiche sull’onda di un vero spirito sportivo che non ha risparmiato qualche istante di verace tensione agonistica sul terreno di gioco. E che, alla fine, si sono prestati a foto, premiazione e rituale della medaglia a conclusione di un weekend che ha dato loro modo di mettersi in mostra su un terreno di gioco ad 800 km da casa.

Nei loro occhi una sincera gioia al momento della cerimonia di premiazione con sindaco ed esponenti dell’amministrazione che hanno messo al loro collo le meritate medaglie e consegnato i trofei, contraddistinti dall’inconfondibile ramoscello di corallo che rende Torre del Greco famosa nel mondo.

La premiazione della Turris U17, presente solo una delegazione

A far rumore, però anche, l’assenza di gran parte della compagine corallina: pochi i giovani calciatori della Turris che hanno presenziato alla consegna dei premi. Una striminzita “delegazione” al posto di una squadra che a pieni ranghi avrebbe dovuto fare gli onori di casa ed invece ha lasciato anzitempo il Liguori. Tanto che sono “avanzate” le medaglie disposte per la premiazione. Quasi nulla anche la presenza della dirigenza corallina, fatto salvo il “cartellino marcato” dall’amministratore Piedepalumbo, inequivocabile segnale del clima di confusione calcistica che regna in città e che si è ripercosso sull’evento.

La città non ha “capito”: ma si pensa al futuro

La montagna, insomma, ha partorito un topolino. E questo topolino è costato alla collettività 20 mila euro in costi organizzativi, oltre ai 2.500 euro stanziati ad una figura di cui si conoscono solo le iniziali, I.V., per attività di consulenza nei rapporti con le squadre ospiti. Ma anche i topolini possono crescere: i primi segnali li ha dati proprio il primo cittadino che alla domanda “Come ha risposto la città?” si è già proiettato al prossimo anno cogliendo alcune criticità da risolvere.

Un articolo degli anni ’70 sul torneo Mattia Ascione

Tra queste, l’opportunità di ospitare più squadre, di giocare in orari serali che potrebbero invogliare maggiormente la partecipazione di un popolo che forse non ha “capito” l’evento, o semplicemente aveva altri interessi. Nel solco delle belle tradizioni come il Trofeo Mattia Ascione che, negli anni ’70, stando alle cronache d’epoca trascinava sugli spalti del Liguori anche 5.000 persone per veder giocare Lazio, Foggia e Bari. Ma quelli erano altri tempi.

Sono nato mentre il Napoli vinceva il suo primo scudetto. Un "odi et amo" con questa terra, lungo una vita intera. Foto, videomaker, scrittura: do ossigeno a tutti i mezzi che mi consentono di raccontare la realtà, la mia realtà. Per i social sono #ilmennyquoditiano