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La musica come riscatto sociale, Franco Desyre dietro i grandi brani virali: “Combatto per la mia famiglia”

Quattro chiacchiere con Franco Desyre, musicista a tuttotondo: partito da un contesto molto difficile, oggi solca palchi prestigiosi e ha firmato successi da milioni di views.

Franco Desyre, la sua storia: “Neomelodico? Oggi è un marchio, ci apprezzano”

Entriamo nello studio musicale che racchiude, in pochi metri quadri, tutto il suo mondo: strumenti musicali, banchi mixer, campionatori. Franco Desyre, nome d’arte di Francesco Sparaneo, è un producer musicale, pianista, tastierista, arrangiatore, scopritore di talenti. Oggi condivide il suo percorso professionale e gli spazi di lavoro con Gianni Fiorellino, di cui è collaboratore e pianista.

Ma la storia di Franco è piena di aneddoti, successi “dietro le quinte”, soddisfazioni, piccoli e grandi passi nel difficile mondo della musica. Un mondo che a Napoli si associa sempre troppo facilmente alla parola “neomelodico”: etichetta che però Desyre non rigetta. Il neomelodico oggi vince nel mondo, è un marchio: oggi ci apprezzano addirittura”. I gusti musicali cambiano continuamente, i social hanno contribuito ai numeri, alle views a sei e nove cifre di brani “popolari”.

Mentre tanti storcono il naso, c’è un mondo di produttori, arrangiatori, musicisti, parolieri, tecnici e manager che firmano successi che diventano virali. Franco Desyre è uno di questi. “Alla fine è un lavoro come tanti: c’è chi vende carta e quant’altro, noi vendiamo emozioni. Ma non si vince in questo campo, dove la concorrenza è agguerrita, senza una grande esperienza alle spalle e senza tanta fame di riscatto.

L’infanzia difficile, poi il riscatto con la musica: “Combatto come il gladiatore, ma per la mia famiglia”

“Mentre tutti i miei amici giocavano a pallone io non vedevo l’ora di scappare. Andavo a casa e mi mettevo a suonare”, racconta Desyre. Una storia che comincia negli anni ’80: “La canzone del famoso spot della pasta Barilla: ho iniziato con quella, la suonavo con un dito“. Franco sfiorava timidamente quella tastiera che il padre gli aveva comprato con grandi sacrifici. Non è stata certo una vita agiata: “Era una casa piccola, suonavo con le cuffie per non disturbare. Non potevamo permetterci un pianoforte, non ci entrava nemmeno”.

Franco Desyre cresce in uno dei cosiddetti “quartieri difficili” di Torre del Greco. Da quelle parti, per emergere si deve faticare il doppio:La prima esibizione in pubblico è stata ad un pellegrinaggio per Montevergine. Ero giovane, non mi rendevo nemmeno conto di dove mi trovavo”.

Poi tanta gavetta, anni ed anni di pianobar. Cerimonie, ricorrenze, serate, stagioni nei villaggi: “Entri ogni volta in una famiglia diversa, nelle loro vite, ma il pubblico è sempre uguale: suonare per 4 o per 400 persone è sempre la stessa emozione“.

Franco ci racconta la sua vita e sembra quasi un film. Gli chiediamo a quale pellicola la paragonerebbe: “Sicuramente ‘Il gladiatore’, la cui trama narra di quest’uomo che combatte per la libertà. Invece noi musicisti, almeno io, combatto per uno scopo ben preciso: far star bene la mia famiglia. Perché non gli manchi nulla, perché abbiano la sicurezza del futuro. Sai, chi viene come me da situazioni “non buone”, guarda sempre con incertezza al futuro. Mio padre ha sempre lavorato, non ci ha mai fatto mancare nulla. Però sono situazioni difficili, guadagnava poco: e vorrei che alla mia famiglia non manchi mai nulla, io combatto per questo”.

Gli inizi in garage: “Un disco per la Zeus, pensai ad uno scherzo”

“Avevo aperto il mio studio in un garage, suonavo tutte le sere ed avevo prodotto musica soprattutto con giovani. Non avevo ancora la fiducia dell’ambiente napoletano. Una volta mi bussa il maestro Rino Chiangianomusicista, cantante e talent scout noto tra gli amanti del mondo neomelodico – e mi chiede di fargli un disco perché mi aveva sentito spesso suonare dall’esterno.

Gli chiesi ‘Ma è uno scherzo ?’, Chiangiano era forte, un grande autore, io ero solo un ragazzo. Feci questo disco con il mio vecchio PC sul lettino mentre lavoravo in un villaggio turistico, a Chiangiano piacque molto ed anche la Zeus Record ci fece i complimenti. Da lì iniziai lavorare con un sacco di artisti”.

Le colonne sonore: Desyre lavora “dietro le quinte”

Desyre ha realizzato, poi, la colonna sonora del docufilm Arianna, diretto dall’amico regista torrese Giuseppe Di Salvatore, che affronta temi molto delicati. Quello delle colonne sonore è un mondo caro a Franco, tanto da cominciare a creare musiche per conto terzi utilizzate in Rai per il programma Linea Blu.

L’incontro con D’Agostino, alle quattro di notte: “Ma dove lo avete trovato?”

“Io lavoro spesso di notte. All’improvviso mi vengono delle melodie, mi alzo dal letto e devo mettermi al piano per scriverle. Solo così si possono realizzare grandi cose. Di notte avvenne anche l’incontro con Vincenzo D’Agostino, uno dei più prolifici parolieri napoletani ed italiani degli ultimi decenni: suoi i più grandi successi di Gigi D’Alessio, Gigi Finizio, Anna Tatangelo, Sal Da Vinci, solo per citarne alcuni.

“Mi chiamarono degli amici, alle quattro di notte. ‘Ci serve qualcuno che suoni il piano, vogliamo divertirci un pò’. E c’era il maestro D’Agostino, ad un tavolo, che scriveva: un contesto molto amichevole. C’era una tastiera e cominciai a suonare un motivetto che avevo in testa, che sarebbe diventata poi “Ma che te spuoglie a fa’”, inserita poi da Gianni Fiorellino nel suo album”.

D’Agostino restò sorpreso: ‘Ma dove lo avete trovato questo, alle quattro di notte?’, ci fu subito un grande feeling musicale. Abbiamo scritto un sacco di canzoni, tra cui ‘Parla cu’mme’, di Francesco Merola. Con questo pezzo siamo andati in Rai, fu presentato in esclusiva a Mara Venier, poi è arrivato all’estero, in America, in Messico. Da lì è partita ogni cosa”.

“Ma quale dieta”: Desyre firma il “portafortuna” degli azzurri

La mano musicale di Franco Desyre è dietro alcuni dei brani più virali degli ultimi anni. Uno dei più famosi è “Ma quale dieta”, elevato a “talismano” dai giocatori della nazionale italiana campione d’Europa nel 2021 che, trascinati da Lorenzo Insigne, la cantavano dopo ogni vittoria postando tutto sui social.

“Venne questo ragazzo allo studio, (Luca Di Stefano, vero nome di Luca ‘il sole di notte’, ndr) era un po’ “cicciottello”. Eravamo io e Ciro Renna e Luca disse ‘Ragazzi vorrei fare una canzone’. Dico a Ciro ‘E cosa gli facciamo cantare a questo ?’. Ciro lo guarda, io gli faccio sentire la melodia che avevo in mente e lui comincia a scrivere: ‘Ma quale dieta? Me piaceno ‘e purpette, me piace ‘a cutalett’… “.

Luca esclama “E’ bella, è bella!”. Io ero scettico, avevamo fatto contesti belli, colonne sonore, presentazioni in Rai… dissi che l’avremmo fatta ma non l’avrei firmata. Dopo tre mesi, mentre ero sul letto, mia moglie mi mostra i video dei calciatori della nazionale che la cantano. Pensai: ‘Che abbiamo combinato?’. Chiamai subito la mia edizione per firmare il brano: è successo di tutto. Mi hanno chiamato a Studio Aperto, in Rai. Siamo andati a suonare in Belgio, tutte le persone in piedi a cantarla”.

“Sarà lui? Sarà lei?” la canzone che ha “inventato” i baby shower

Franco Desyre ha arrangiato anche la canzone di Mario Forte intitolata “Sarà lui? Sarà lei?”. Una song che ha praticamente “inventato” la tradizione dei baby shower “alla napoletana”, con i party dove si comunica alla famiglia – spesso in maniera “pittoresca” – il sesso di un nascituro.

“Andammo una volta a fare un ‘baby shower’: ne facevamo uno all’anno perché non si facevano prima. C’era un allestimento (scenografico) con la scritta, ‘sarà lui o sarà lei ?’. Siamo andati in studio e abbiamo fatto questa canzone. La scrivemmo un pò per scherzo, ma è successo di tutto. Hanno preso questa canzone e un’altra canzone di Mario Forte, “Si nascesse ‘n ata vota” per il film “Nata per te”, la storia di Luca Trapanese, una trama bellissima”.

Franco Desyre oggi: pianista e collaboratore di Gianni Fiorellino

Oggi, Franco Desyre affianca l’attività di producer ed arrangiatore con quella di pianista alle spalle di Gianni Fiorellino, popolarissimo musicista partenopeo che vanta una continua produzione musicale di grande qualità: prima e dopo le due esperienze a Sanremo degli inizi anni 2000.

Gli ultimi successi sono proprio al fianco di Fiorellino: il brano “Chiammame ammore”, cantato da quest’ultimo in featuring con Andrea Sannino, sta riscuotendo grande successo dopo la presentazione allo stadio Maradona durante il concerto di inizio giugno. Desyre ha collaborato alle musiche con Gianni Fiorellino e Carmela D’Agostino ed era su quel palco per la prima esecuzione.

“Lo Stadio Maradona è stata una bellissima esperienza. Lo stadio ti entra nell’anima anche se non c’è seduto nessuno. Io ero lì alle 7 di mattina e lo stadio comunicava con me. Mi diceva ‘i tuoi piedi stanno solcando un terreno dove ci sono stati i grandi, da Pino Daniele al ‘pibe de oro'”.

Dopo è arrivata un’altra composizione: si intitola “Che si'”, altra struggente melodia che esalta la voce di Gianni Fiorellino e punta a diventare colonna sonora di parecchie storie d’amore nei prossimi mesi.

I progetti per il futuro: “Sanremo? Come si fa a non pensarci…”

Dove ti vedi fra cinque anni? “Se io continuo così di sicuro all’ospedale! (ride, ndr). Siamo in pieno ritmo tutti i giorni. È un lavoro molto molto difficile. Le persone ci guardano dall’altra parte dei social, oppure in televisione. Però non sanno che il nostro lavoro anche se ci dà tanto, ci fa “vincere”, ci fa stare bene, nel frattempo ruba altre cose. Ti ruba la famiglia, ti ruba il tempo, ti ruba gli amici. Tante notti sono insonni. Poi alle 9 di mattina siamo a terra perché abbiamo appuntamento allo studio. I concerti con Gianni. Lavora tanto, è un grande musicista: abbiamo bei progetti”.

Una domanda, una città, un festival che è nei sogni di bambino di chiunque faccia musica: Sanremo? Ci hai pensato? “Sanremo è la meta di ogni musicista, di ogni artista. Non puoi non pensarci, lo fai per forza. Anche se poi ti dico che è un’arma a doppio taglio: quando entri in quei contesti, devi eliminare tutto quello che poi hai fatto fino ad ora, devi iniziare un cammino da capo. Ed io non cancellerei nulla di quello che ho fatto: sono le prime pagine del mio libro, devono esserci per forza”.

 

Sono nato mentre il Napoli vinceva il suo primo scudetto. Un "odi et amo" con questa terra, lungo una vita intera. Foto, videomaker, scrittura: do ossigeno a tutti i mezzi che mi consentono di raccontare la realtà, la mia realtà. Per i social sono #ilmennyquoditiano