Guerra all’autonomia differenziata, prima battaglia vinta: 500.000 firme in 6 giorni per il referendum

Mezzo milione di firme contro l'autonomia differenziata, prima vittoria dei comitati


Referendum abrogativo ormai all’orizzonte per la legge sull’autonomia differenziata: il traguardo del mezzo milione di firme è stato raggiunto in meno di una settimana.

Autonomia differenziata, verso il referendum abrogativo

Un successo straordinario per una raccolta firme partita in piena estate contro uno dei provvedimenti cardine del governo Meloni. L’autonomia differenziata, detta anche legge Calderoli ma presto rinominata come “spacca Italia”, subisce la prima batosta: le 500mila firme richieste per il referendum abrogativo sono state raccolte in 6 giorni.

Ad oggi, 1° agosto, sono 390 mila coloro che hanno firmato digitalmente attraverso SPID o CIE sul sito del Ministero della Difesa ed i numeri crescono a ritmi incessanti, ad ogni refresh della pagina. Una modalità, quella digitale, che ha certamente favorito la diffusione capillare della raccolta, consentendo agli interessati di firmare in maniera certificata direttamente dal proprio cellulare ed in tempi brevissimi.

Ma altre 150 mila, secondo le regioni promotrici del referendum e della CGIL, sono le firme raccolte con i tradizionali moduli cartacei disponibili ai banchetti organizzati dai comitati promotori e nei comuni: numeri importanti che fanno già esultare tutte le realtà politiche ed associazionistiche che hanno fatto fronte comune contro lo “spacca Italia”.

Si punta ad un milione di firme

Ma la raccolta firme non si ferma: c’è tempo fino al 15 settembre per sottoscrivere il proprio sostegno. I sostenitori dell’iniziativa referendaria hanno espresso l’intenzione di puntare ai sei zeri: un milione di firme, per dare maggior peso e supporto alla questione.

Un modo per continuare anche a fare informazione e tenere alta l’attenzione e la partecipazione pubblica: “L’approvazione della Legge sull’autonomia differenziata è un grave attacco all’impianto costituzionale del nostro Paese”, si legge nella descrizione dell’iniziativa.

“Nel proporre differenti livelli di autonomia tra le Regioni a statuto ordinario, divide l’Italia e danneggia sia il sud che il nord, impoverisce il lavoro, compromette le politiche ambientali, colpisce l’istruzione e la sanità pubblica, smantella il welfare universalistico, penalizza i comuni e le aree interne, aumenta la burocrazia e complica la vita alle imprese, frena lo sviluppo. Per tali ragioni l’abrogazione della legge si rende necessaria ed è a difesa dell’unità del Paese”.

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