L’ospedale Cardarelli di Napoli si conferma ancora una volta un’eccellenza in campo oculistico aprendo una corsia preferenziale per i pazienti affetti da maculopatia, malattia della retina che può portare alla cecità ma che con un’apposita terapia può essere debellata riacquistando la vista, come dimostra la testimonianza del regista Giuseppe Sondelli.
Una storia da brividi quella del regista partenopeo Sondelli che ha voluto raccontare la sua esperienza, dalla scoperta della malattia fino alla sua rinascita, resa possibile dalla sanità napoletana e in particolare dal reparto oculistica del Cardarelli.
“La notte è scesa nella mia vita all’improvviso. Un giorno vedevo, il giorno dopo era buio pesto“ – ha esordito Sondelli, 74 anni di cui 54 passati tra luci, colori e macchine da presa, ricordando quella mattina di circa 7 anni fa.
“Stavo in classe, oltre a girare film insegno cinematografia e recitazione all’Accademia Belle Arti di Nola, quando mi accorgo di non vedere più nulla. La diagnosi delle prime visite non lascia scampo: sono affetto da maculopatia. Non vedrò più? Il primo pensiero è quello di lasciare la scuola, vado dal rettore e gli consegno le mie dimissioni”.
“Ma il giorno dopo, a sorpresa, mi telefona dicendomi che i miei ragazzi si sono offerti di venire a prendermi e riportarmi a casa. Se non accetto minacciano di lasciare la scuola. Ritorno in classe ma la solidarietà non si ferma qui”.
“Il caso vuole che un dottor oculista, il dottor Ciaramella, abiti a duecento metri da casa mia, dopo la visita mi dice dell’importanza di una cura da seguire subito. Dopo pochissimo tempo, grazie all’interesse di tanti che sono venuti a conoscenza della mia nuova condizione, vengo a sapere che all’ospedale Cardarelli c’è un medico, si chiama Vincenzo De Angelis, dicono che fa miracoli“.
Un miracolo che, di fatto, poco dopo avviene quando Sondelli, grazie a delle particolari iniezioni, ritorna a vedere con i suoi occhi: “All’inizio facevo queste punture ogni 3 mesi, ora ogni 6/7 mesi. All’inizio entravo in sala operatoria spaventato. Ora ci vado tranquillo, la puntura non fa male, è solo fastidiosa. Dopo la puntura mi vengono iniettate delle gocce negli occhi e per 24 ore devo portare una benda. Poi riprendo la vita di sempre”.
“Io non sarò mai abbastanza riconoscente per quello che la sanità campana e in particolare dell’oculistica del Cardarelli per quello che hanno fatto e non solo per me, ma per quello che fanno, in modo molto professionale e anche ammirevolmente, per i tanti pazienti che come me lottano per mantenere sempre viva la luce nei loro occhi. Ero distrutto moralmente e mi hanno ridato vista alla vita” – ha concluso.