Il Napoletano è il dialetto meno amato d’Italia. I risultati di un sondaggio effettuato da Preply lo collocano al primo posto, con il 23% dei voti, tra gli idiomi dialettali meno apprezzati della penisola. A seguire il Sardo e il Siciliano.
Facciamo subito una precisazione: il Napoletano viene spesso definito dialetto perché non possiede uno standard riconosciuto da chi lo parla. Esistono diverse grammatiche, così come ci sono autori contemporanei che scrivono in Napoletano. Un intervento del legislatore sarebbe auspicabile: una legge della Regione Sardegna del 1997, per esempio, ha riconosciuto alla Lingua Sarda pari dignità rispetto all’Italiano, con tutte le conseguenze del caso. Ad ogni modo, per i linguisti, la differenza tra lingua e dialetto è molto marginale e non è certo una definizione del genere che può incidere sull’importanza di un idioma.
Piuttosto è più importante concentrarsi su ciò che emerge dal sondaggio, cioè che tra i Napoletani stessi la propria lingua non gode di una buona reputazione. Il 22% dei partenopei ha dichiarato di non apprezzarlo: oltre una persona su cinque. Non è particolarmente popolare tra i giovani tra i 18 e i 24 anni, ma risulta essere molto popolare tra gli over 55.
Quali possono essere le cause di questo risultato? Certamente non dipende dalla lingua in sé, dato il successo che riscontra all’estero sopratutto con la Canzone Napoletana, tra le più amate e conosciute al mondo. Il problema si trova in Italia e, visto il disamore degli Napoletani verso la propria lingua e dunque anche un pezzo fondamentale della propria identità, una delle cause non può che essere il razzismo anti napoletano che sicuramente esiste.
Quel razzismo che spinge molti partenopei, per esempio, a dire ai propri figli di “parlare bene” e perciò in Italiano, come se parlare la lingua di Gianbattista Basile, Enrico Caruso, Pino Daniele, Ferdinando Russo, Totò, Eduardo De Filippo, Sophia Loren, ed in cui si cimentò il Boccaccio, fosse riprovevole.
Un razzismo che è prima anti napoletano, ma poi anti meridionale poiché gli altri gradini del podio sono occupati da due idiomi del Sud. Fa riflettere vedere il Sardo, così peculiare ed unico tra le lingue parlate in Europa, ed il Siciliano che è il vero padre della letteratura italiana, prima del Fiorentino. Come a Napoli, anche a Palermo il Siciliano non gode di buona reputazione.
I più apprezzati si trovano, guarda caso, dal Garigliano in su: quello ligure ha ricevuto il minor numero di giudizi non positivi, solo il 2,6% dei voti. Sul secondo gradino del podio tra i dialetti più apprezzati in italia troviamo i dialetti emiliano-romagnoli, i cui giudizi negativi sono il 2,9%, e il dialetto toscano, definito poco piacevole dal 5,1% dei partecipanti.