Reggio Calabria, da 0 a 355 posti negli asili nido comunali: così il Sud lotta l’autonomia differenziata

Nuovo asilo nido a Reggio Calabria. Foto: Giuseppe Falcomatà


A Reggio Calabria da zero a 355 posti negli asili nido. Il libro Zero al Sud di Marco Esposito ha fatto scuola all’interno del meridionalismo, ma soprattutto ha avvicinato a questo mondo tantissimi cittadini che precedentemente non masticavano abbastanza l’argomento. Un volume che spiegava “La storia incredibile (e vera) dell’attuazione perversa del federalismo fiscale”, ossia come – in virtù del criterio della spesa storica – agli enti locali del Mezzogiorno venissero corrisposti zero euro dal governo centrale per il finanziamento di alcuni importanti servizi per i cittadini.

Reggio Calabria: da zero a 355 posti negli asili nido comunali

Tra questi gli asili nido: la regola della spesa storica afferma che se un Comune spende zero per quel servizio, significa che gli abitanti non ne hanno bisogno. Un ragionamento assurdo che non tiene conto della realtà, ossia la mancanza di denaro da spendere nelle casse comunali. In un Paese normale lo Stato interverrebbe per annullare le differenze tra le diverse aree, in Italia invece vengono accentuate in favore della parte già ricca.

Con molti sacrifici e buona volontà, ma soprattutto sfruttando fondi comunitari, il Comune di Reggio Calabria è passato da zero a 355 posti negli asili nido. Esulta il sindaco Giuseppe Falcomatà, che sottolinea proprio il concetto della spesa storica.

Il post del sindaco Giuseppe Falcomatà

“Sapete quanti posti asilo nido c’erano a Reggio Calabria alla data del nostro insediamento ? Zero. Sapete quanti ce ne sono adesso ? 125. Sapete quanti ce ne saranno l’anno prossimo? 355. In questi anni abbiamo attivato tre nidi, partendo dalle zone più popolose della Città, Archi e Gebbione, aggiungendo quello del Cedir. L’anno scorso ne abbiamo programmati altri due, Gallico e Arghillà. Qualche giorno fa in Giunta abbiamo approvato il progetto per altre quattro strutture, a Pellaro, a Catona, all’ex Polveriera di Ciccarello ed al Parco Caserta”.

“In pochi anni passiamo da zero a nove strutture per la prima infanzia. Da 0 a 355 posti. Tutto questo grazie ad un’attenta e faticosa programmazione dei fondi europei. Fosse stato per i trasferimenti statali, avremmo continuato ad averne zero, perchè i nidi, incredibilmente ancora oggi, non sono considerati servizi essenziali per le famiglie. E secondo lo scempio dell’autonomia differenziata di Calderoli, approvata da tutto il Governo, dovremmo continuare ad averne zero per sempre”.

“È assurdo che per dei servizi di base, che in altre regioni sono garantiti dallo Stato, noi abbiamo dovuto fare salti mortali impegnando importanti risorse della coesione. Le stesse risorse che adesso il governo vorrebbe sottrarre alle regioni del Sud per destinarle a fantomatici progetti ancora del tutto campati in aria”.

“Sugli asili nido abbiamo dimostrato quanto siano richiesti e necessari, per i diritti dei bambini ma anche delle mamme e dei papà che devono pensare serenamente di costruirsi una famiglia continuando a lavorare senza preoccupazioni. E’ una battaglia di civiltà, un obiettivo qualificante che abbiamo raggiunto. Ma secondo questo governo è solo un costo, un servizio non necessario, da sottrarre alla comunità, per sempre”.


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