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La Sonrisa, comincia lo sgombero: che fine farà il “Castello delle Cerimonie”

È iniziato lo sgombero dell’Hotel La Sonrisa, conosciuto dal grande pubblico come il Castello delle Cerimonie, dal titolo del – purtroppo – celebre programma televisivo che ha mitizzato l’immagine della famiglia Polese. Un programma contro cui si è scagliato gran parte dei napoletani, infastiditi dalla banalizzazione e l’incafonimento delle tradizioni partenopee che i Polese hanno la presunzione di espandere a tutta la popolazione. Quella del Castello delle Cerimonie è una sfaccettatura che esiste in seno al popolo napoletano, ma non è assolutamente prevalente.

Lottizzazione abusiva per costruire La Sonrisa

L’Hotel La Sonrisa è stato confiscato al termine di un procedimento cominciato nel 2011 e che ha certificato la lottizzazione abusiva su un’area di 40mila metri quadrati. Si tratta di un illecito ben più grave dell’abuso edilizio perché incide in maniera rilevante sull’assetto urbanistico della città: la legge afferma che la lottizzazione abusiva sussiste “quando vengono iniziate opere che comportino trasformazione urbanistica od edilizia dei terreni stessi in violazione delle prescrizioni degli strumenti urbanistici, vigenti o adottati, o comunque stabilite dalle leggi statali o regionali, o senza la prescritta autorizzazione”. Una pratica messa in atto a partire dal lontano 1979. In questi decenni la famiglia ha usufruito degli ingenti vantaggi economici derivanti dalla condotta.

Che fine farà il Castello delle Cerimonie

Gli scenari possibili sono due: la demolizione della struttura o eventualmente di una sua parte, oppure l’utilizzo con lo scopo di pubblica utilità cedendo l’attività a privati diversi dai proprietari attuali. I Polese, perciò, saranno in ogni caso esclusi dalla sorte del “castello”.

Il complesso è stato incorporato nel patrimonio del Comune di Sant’Antonio Abate, che ne dovrà e potrà disporre secondo gli usi consentiti dalla legge. L’ipotesi al momento più gettonata è che possa diventare una scuola, probabilmente un asilo. Potrebbe anche conservare l’uso ricettivo, ed anche in tale ipotesi dovrà essere assicurata la pubblica utilità.