Filomena Lamberti, sfigurata dall’ex marito, oggi parla ai giovani: “Confusi la gelosia con l’amore”
Nov 28, 2024 - Giuseppe Mennella
Un’intervista esclusiva a Filomena Lamberti, la donna che nel 2012 fu sfigurata con l’acido dall’ex marito ed oggi da “sopravvissuta” al femminicidio racconta la sua esperienza nelle scuole.
Filomena Lamberti, l’altra vita di una “sopravvissuta”
La sua sola presenza è l’esempio vivente di quanto quel sentimento che troppo spesso si etichetta dietro la parola “amore” possa scadere in qualcosa di terribile: Filomena Lamberti è, a tutti gli effetti, una superstite della violenza di genere.
Il suo ex marito la sfigurò con l’acido nel 2012, quando lei le comunicò di volerlo lasciare: per questo crimine, patteggiò 18 mesi di reclusione ed oggi è libero. Filomena ha invece attraversato un calvario personale, legale e medico tra interventi chirurgici, ricostruzioni sia esteriori che – soprattutto – interiori.
La sua storia è diventata un libro: nel 2017 fu pubblicato il suo racconto dal titolo “Un’altra vita”. Le sue cicatrici sono oggi testimonianza affinché episodi del genere non accadano più: i suoi occhi, la sua gioia di vivere, sono fari accesi soprattutto sui giovani che incontra nelle scuole, dove porta con coraggio il racconto di ciò che le ha segnato la vita.
L’autrice alle ragazze: “Non commettete i miei errori”
“Non è un romanzo, è il coraggio di testimoniare“, questo il sottotitolo dell’opera della Lamberti che fa capire quanto sia reale il problema. Come ha trovato il coraggio di raccontare una storia così difficile? “L’ho tirato fuori per trasmettere un messaggio alle ragazze: di non commettere i miei stessi errori”, racconta l’autrice. “I rapporti vanno basati sul rispetto: che te ne fai di una donna che non vuole stare con te? È soltanto una ‘cosa’ da avere, che vuoi fare tua, un tuo ‘possesso'”, spiega.
“A volte una donna è costretta a vivere la violenza, ma non perchè le faccia piacere. Ci sono tanti retroscena, i ricatti, la dipendenza economica. Allora alle donne oggi dico: prendete i figli e scappate”. Una violenza che, secondo la Lamberti, trova oggi terreno fertile tra i giovani anche attraverso i social: “Quante storie di ragazzine che si sono suicidate, vittime di revenge porn? Allora dico a loro di avere il coraggio, di denunciare, c’è sempre un rimedio”.
La testimonianza al liceo De Bottis
Una chiacchierata ai microfoni di Vesuviolive.it pochi minuti prima dell’intervento dell’autrice al liceo “De Bottis” di Torre del Greco, dove ha presenziato ad una giornata ricca di iniziative dedicate proprio a non distogliere l’attenzione dai numerosi episodi di violenza di genere e per sensibilizzare le nuove generazioni al reciproco rispetto.
“Alle ragazze dirò di riconoscere subito i cenni di violenza: anche io ho confuso la gelosia per amore. La violenza comincia a piccoli passi: anche controllare il cellulare può essere violenza. Poi questi passi diventano più grandi”, le parole di Filomena Lamberti, che ha poi proseguito “Ai ragazzi, invece, dico di imparare a gestire la rabbia che arriva da un rifiuto”.
Quanto è importante l’educazione sessuale e sentimentale nelle scuole per arginare gli episodi di violenza? “È importantissima, ma si deve cominciare già dalle scuole medie. I ragazzini di quell’età sono più liberi di mente perché ancora non si sono approcciati ai primi rapporti amorosi. Ci sono ragazzine che, ascoltando la mia testimonianza, hanno capito che stavano in una relazione tossica ed hanno avuto la forza di lasciare quel ragazzo”.
“Nessun uomo nasce assassino: ognuno porta un malessere, lasciatevi aiutare”
La Lamberti rifiuta, però, una lettura del fenomeno che in maniera sempre più esplicita e diffusa nella società tende a “demonizzare il maschio” in quanto tale: “Nessuno nasce violento. Nessun uomo nasce assassino: è il cammino della vita, percorrendo strade sbagliate, che ti porta a sbagliare – sostiene l’autrice – Però si può sempre rimediare, ci si può sempre redimere“.
Un cambiamento che deve passare da una nuova mentalità, dal supporto professionistico di psicologi ed esperti che siano vicini nei casi più a rischio, verso i soggetti più fragili: “Purtroppo, alla base ci sono sempre malesseri che qualcuno si porta dentro, non riesce ad esternarli e si trasformano in violenza: basta lasciarsi aiutare, oggi gli aiuti ci sono”.
Poi sulle leggi che tutelano le donne sottolinea: “Ben vengano le leggi, per carità: però dobbiamo fare in modo che non vengano applicate. Perché se vengono applicate vuol dire che una donna è morta, o una ragazzina è stata violentata, o gira qualche foto sul web. Noi dobbiamo lavorare sulla prevenzione se vogliamo sperare in un futuro più amorevole“.