Antichi mestieri: chi era ‘o franfelliccaro?

Personaggio amato in particolar modo dai bambini ’o franfelliccaro rientra di diritto nella lunga schiera degli antichi mestieri napoletani oramai scomparsi. Portatore di gioia e sorrisi, ’o franfelliccaro era solito girare per le strade ed i vicoli di Napoli in compagnia della sue grande sporta piena di dolciumi, spesso fatti in casa, a base di zucchero e miele: le franfellicche.

Esistono numerosi scritti riguardanti il franfelliccaro, ritenuto da molti uno dei mestieri più rappresentativi della Napoli che fu. Provvisto semplicemente di un grande cesto, il franfelliccaro era solito preparare le franfellicche (pezzetti di zucchero e miele colorato) in casa, ma non di rado lo si poteva trovare anche per le vie di Napoli munito di un piccolo carrello dotato di un fornello a carbone sul quale si adagiava maestosa e fiera una grande pentola annerita dai fumi e dall’usura all’interno della quale l’uomo era solito versare una gran quantità di zucchero che, una volta liquefatto, veniva mescolato a miele e coloranti.

Una volta impastate, le franfellicche venivano fatte raffreddare appena e adagiate, una volta divenute solide, su un apposito gancio. A quel punto l’uomo richiamava a gran voce bambini e golosi di ogni età. Secondo quanto riportato da un articolo di napolistyle, pare che la formula preferita del franfelliccaro per richiamare i passanti fosse la seguente. “Guaglio’ accàttate ‘o franfellicco, Tuosto tuo’, ‘o franfellicco! Cinche culure e cinche sapure pe’ ‘nu sordo!

I “bastoncini di zucchero caramellato” venivano prodotti con materiali poveri e facilmente reperibili, per questo motivo potevano essere acquistati anche dai ceti meno abbienti visti il loro costo irrisorio.

Sul blog di Antoniovesp si legge che numerosi erano i dottori che esaltavano le virtù terapeutiche del “franfellicche” ritenute un «buon lassativo per la tosse», vista la presenza di miele caldo, da sempre ottimo rimedio contro i malanni di stagione.

Pare che, per rendere ancor più accattivanti le se incursioni, il franfelliccaro fosse solito organizzare giochi e piccoli momenti teatrali volti ad incrementare gli affari. Tra questi, alcuni indovinelli che permettevano ai bambini di aggiudicarsi un dolcino gratis.

Alfredo Gargiulo nel 1928, dedicò perfino una poesia a questo mestiere oramai in disuso,intitolata proprio, ‘e franfellicche.

‘E FRANFELLICCHE
“Doje paparelle le zucchero,
tre o quatto sigarette le ciucculata;
nu perettiello chino d’acqua e ccèvoza,
‘cu dint’ ‘a ficusecca sceruppata.
Poi’le franfellicche: al massimo,
nu trenta franfellicche le ogni culore;
cierte so’ chine le povere,
cierte se so’ squagliate p I “o calore.
Pure pare incredibile,
Ce io ce sto riflettenno la na semmana):
ncopp’a nu bancariello e a sti tre prùbbeche,
ce campa,spisso,na famiglia sana …”