Per un acerrano ma più in generale per ogni napoletano non deve essere stata un’esperienza così divertente. Da giorni gli attori del film “La Scuola più bella del mondo” stanno impazzando tra tv, radio e giornali, sponsorizzando un prodotto che dovrebbe far sorridere e, perchè no, riconciliare il Nord con il Sud.
Il film, che dal trailer sembra quasi promettere bene, lascia a dir poco perplessi sull’immagine che si mette in vetrina della nostra Napoli. Non tanto per la decadenza delle strutture scolastiche, quanto per i comportamenti di grandi e piccini.
La scuola, è mostrata in pessime condizioni e siamo generosi nell’usare questo termine: l’aula del preside (Lello Arena) è insediata nel bagno, e che bagno! Lì si fanno anche le riunioni con i professori, mentre gli alunni entrano per soddisfare le proprie esigenze. Ma dando uno sguardo al professore (Rocco Papaleo), rimaniamo davvero meravigliati, in negativo si intende.
Lui arriva con le cuffie, entra in aula ed assiste al baccano infernale dei suoi alunni. Non batte ciglio e sedendosi, senza mai togliere le cuffie, appoggia i piedi sul tavolo. Ecco proprio il prototipo del professore nullafacente e svogliato che contrasta con la figura del preside del Nord (De Sica), voglioso come non mai di dare lustro al suo istituto.
Arriviamo all’incontro tra le due scolaresche, alle botte che i napoletani rifilano a quelli del Nord, alle perquisizioni che vengono effettuate ai loro danni da De Sica, al loro parlare mai in lingua italiana ma sempre in napoletano, oltre a dimostrare un’ignoranza che rispetto a quelli del Nord sembra avvilente. Addirittura ad un certo punto, Papaleo rifila dei pugni a due suoi studenti facendoli stramazzare al suolo. Una fine degna di due delinquenti.
La riconciliazione finale avviene, ma sulla base di cosa? Avviene mostrando probabilmente delle similitudini che però nel corso del film non sono per niente chiare. La proposta cinematografica non fa altro che avallare il solito copione: un Sud senza strutture adeguate, svogliato, criminale e ignorante.