Il complesso monumentale delle “Cento fontane” di Torre del Greco, in un tempo non troppo lontano, era un centro di aggregazione pulsante e vivo per tutta la cittadinanza. Le nostre nonne andavano li a rifornirsi di acqua potabile, a imparare a fare il bucato, mentre i nostri nonni, adolescenti, si affacciavano sul vasto spiazzo ai piedi del Palazzo Baronale per ammirare e controllare sorelle, madri e giovani amori.
La struttura nacque nel 1738 quando il reverendo Gaetano de Rottis, per ordine dell’Università, riuscì a raccogliere con scavi impegnativi l’acqua del leggendario fiume Dragone, presumibilmente sepolto dalla lava durante un’eruzione del Vesuvio. Poi fece convergere questa fonte ed altri flussi d’acqua nel terrapieno sotto il Castello Baronale, dove eresse due fontane da 28 cannole: una con acqua potabile, l’altra dotata di lavatoi per le lavandaie.
L’eruzione del 1794 distrusse l’intero complesso ma, come spesso accadeva a Torre del Greco, le fontane furono ricostruite più grandi e resistenti di prima e dotate di 100 cannole da cui presero il nome.
Ciro Adrian Ciavolino, pittore torrese che nel 1978 curò alcune opere di recupero del sito, racconta come, in tempo di guerra, le “cento fontane” salvarono i torresi dalla sete rifornendo d’acqua tutta la città e di come, nei primi anni ’50, le donne erano ancora solite recarsi li per fare il bucato senza contare che molte fasi di lavorazione del corallo, avvenivano proprio in quei lavatoi.
Oggi, purtroppo, il complesso monumentale versa in una condizione di degrado e abbandono: l’acqua limpida delle cannole scorre ovunque creando pozzanghere putride mentre pietre di corallo e giovani donne hanno ceduto il posto a insetti, rifiuti e carcasse di animali.
L’associazione “Cento fontane” che detiene la cura e promozione del sito sembra essere esistente solo sulla carta mentre un effettivo intervento da parte della Pubblica Amministrazione è avvenuto solo nel 2007 con un investimento di 600.000 euro promosso dal sindaco Borriello per restaurare sia il monumento che il sito. Nonostante questo il complesso è ripiombato in pochi anni nel degrado e nell’abbandono.
Sembra, però, che negli ultimi giorni qualcosa si stia muovendo grazie al consigliere di opposizione Ludovico d’Elia, rappresentante del “Movimento 5 Stelle”, che ha deciso di denunciare con una interrogazione consiliare la situazione disastrosa delle “cento fontane” allegando anche un reportage fotografico a prova della situazione disastrosa del sito.
«È necessario un urgente intervento di recupero – ha dichiara D’Elia – perché il degrado è insostenibile e le infiltrazioni d’acqua, determinate dall’otturazione delle vasche e delle cannole, potrebbe creare problemi anche allo stabile abitato prospiciente al complesso. Stiamo richiedendo la documentazione per comprendere il livello di staticità, ma anche l’utilizzo turistico che se ne vorrà fare. Inoltre, vogliamo sapere a chi è dato in gestione il complesso, cosa non nota, e perché si sprecano soldi pubblici per tale scopo»