“Gli uomini invece, si dividono in uomini d’amore e uomini di libertà, a seconda se preferiscono vivere l’uno abbracciato con l’altro oppure preferiscono vivere da soli, per non essere scocciati. Come esistono uomini d’amore e uomini di libertà, ci sono poi popoli d’amore e popoli di libertà. Gli uomini d’amore non hanno bisogno di spazio, fosse per loro vivrebbero sempre l’uno abbracciato con l’altro e quello napoletano è un popolo d’amore”
Come diceva Eduardo De Crescenzo in “Così parlò Bellavista” i napoletani sono e sono stati fin dalla genesi, gente d’amore. Da sempre sentimenti, passioni ed emozioni rientrano nel bagaglio culturale e sociale di Napoli e della sua gente, abituata un po’ per esigenza un po’ per attitudine, a supportarsi l’un l’altro. E da quale popolo, se non da quello napoletano, poteva arrivare uno dei patrimoni musicali più conosciuti e apprezzati in tutto il mondo? La canzone napoletana potrebbe essere definita, per l’essenza che la contraddistingue, la canzone d’amore per eccellenza.
Verso la metà del 1800 e gli inizi del 1900, la canzone si diffuse grazie alla figura romantica (tutt’oggi ancora esistente) del “posteggiatore”, musicisti di strada che armati di chitarra e mandolino, animavano le principali strade di Napoli distribuendo ai passanti, a prezzi modici, fogli e spartiti passati alla storia con l’appellativo di “copielle“.
La nostra città può vantare in tal senso una tradizione secolare e decine sono stati gli artisti che hanno contribuito ad arricchire il repertorio musicale partenopeo, da Roberto Murolo a Renato Carosone, da Massimo Ranieri a Sergio Bruni, fino a raggiungere le ultime generazioni con esponenti del calibro di Pino Daniele ed Enzo Gragnaniello. La lista degli artisti significativi che hanno lasciato un segno profondo nella musica non solo partenopea, ma nazionale, è davvero troppo lunga per essere condensata in poche righe, così come tutte le canzoni più belle del suo repertorio. Senza voler fare quindi una classifica, perché sarebbe davvero ingiusto (oltre che enormemente difficoltoso) abbiamo ugualmente scelto di selezionare le dieci canzoni romantiche più belle e rappresentative di questo popolo .. d’amore!
Tu si’ ‘na cosa grande
Nel 1964 Domenico Modugno commuove l’Italia con quello che diventerà presto un vero e proprio inno d’amore in lingua. Una struggente dichiarazione d’amore per colei che, forse per troppo pudore o per mancanza d’amore, cela i suoi sentimenti dietro un impenetrabile silenzio.
Voce ‘e notte
Uno dei classici napoletani meno conosciuti e apprezzati dal grande pubblico, in realtà un piccolo capolavoro, composto nel 1903 da Edoardo Nicolardi. Un brano intenso, struggente, che racconta l’amore e la sofferenza di un uomo costretto a nascondersi dietro “una serenata” per dichiarare il suo amore ad una donna in realtà già impegnata e prossima sposa. Pare che questo testo sia fortemente autobiografico, difatti all’età di 25 anni Nicolardi s’innamorò di una donna, Anna Rossi che, contro la sua volontà, fu costretta a sposare Pompeo Corbara, facoltoso commerciante settantacinquenne. Sono stati in tanti ad interpretarla, ma tra le versioni più famose quelle di Massimo Ranieri, Lina Sastri e Claudio Villa.
Reginella
Scritta nel 1917 da Libero Bovio, Reginella resta forse uno dei classici napoletani più famosa di tutti i tempi. La canzone narra la dolorosa fine di un amore rivissuta attraverso un incontro fugace avvenuto in una Via Toledo d’inizio secolo. Un amore che finisce ma che, nonostante tutto, lascia tracce di sé..
Luna Rossa
Presentata per la prima volta durante la Festa di Piedigrotta del 1950 al Teatro Augusteo di Napoli, in pochi mesi si trasformò presto in successo diventando la canzone più celebre del dopoguerra. Questo straordinario brano, la cui versione di Carosone rappresenta a nostro avviso la più completa e significativa, narra di un solitario vagabondaggio notturno di un innamorato che chiede ad una spietata Luna di restituirle il suo amore perduto.. a cui lei implacabile risponde “ ‘ca nun ce sta nisciuno”
Cu ‘mmè
Scritta nel 1992 da Enzo Gragnaniello ed interpretata da una straordinaria Mia Martini e un intenso Roberto Morulo “Cu ‘me” rientra di diritto tra le canzoni romantiche napoletane più belle dell’ultimo ventennio. Toccante, profondo e malinconico, questo brano può avere una duplice lettura. Che sia dedicata ad una donna o come più probabile alla città di Napoli, resta tra le canzoni più significative per la storia della musica d’autore italiana.
Canzona Nova
È davvero difficile con Pino Daniele scegliere una sola canzone d’amore in grado di rappresentarlo. La prima produzione dell’artista, che va dal suo primo album (1977) fino alla metà degli anni ’90, potrebbe essere definita una collezione di piccoli capolavori. Vere e proprie poesie moderne, cantante con la sensibilità un po’ spregiudicata tipica dei napoletani. Je sto vicino a te, Basta na jurnata ‘e sole, Quanno Chiove, davvero impossibile sceglierne una, così abbiamo scelto forse quella che meglio rappresenta l’amore folle e incondizionato della gioventù: “Ammore ‘e chi nun perde tiempo, ammore ‘e chi nun po’ aspettà’, ammore fatto sott’ ‘o muro, ‘ncopp’ ‘e discese e sott’a luna.. è sempre ammore”
Dicitencello vuje
Scritta nel 1930, questa canzone ancora oggi riesce ad essere attuale nonostante racconti un amore di un’epoca a noi sconosciuta e lontana. Dicitencello vuje è una struggente e disperata dichiarazione d’amore in terza persona. Un uomo, timido e fragile e spaurito che racconta la sua folle passione a quella che, solo alla fine della canzone, si capirà essere l’oggetto del suo desiderio.
Caruso
Pur non essendo una canzone squisitamente napoletana, Caruso va ugualmente annoverata tra le più canzoni d’amore partenopee. In poco più di quattro minuti, Lucio Dalla riesce a raccontare con rara e inusitata delicatezza, tutto il tormento di una storia d’amore (vissuta o immaginaria) tra un vecchio e malato Enrico Caruso e una sua giovane allieva. Proprio grazie a questa canzone Lucio Dalla ha conquistato il cuore dei napoletani, orgogliosi di essere destinatari ed eredi di quella che nel corso degli anni è diventata una canzone simbolo della napoletanità
Carmela
“Si’ ll’ammor eo cuntrario da’ morte e tuo ssaje si diman’e’ sultanto speranza e tuo ssaje nun me puo’ fa’ aspetta’a’ fin’a dimane astrigneme int’e braccia pe’ stasera carmela..carme’ ” Scritta nel 1892 da Giambattista De Curtis durante un suo soggiorno a Sorrento, la canzone narra l’esplosione di un grande e travolgente amore. Pare che il brano fu scritto dopo l’incontro tra l’autore e una giovane del posto che, alla domanda “Di solito cosa fai?” lei rispose “Cosa faccio? Dormo”. Una frase che colpì profondamente De Curtis al punto de desiderare fortemente di diventare l’oggetto dei suoi sogni!
Te voglio bene assaje
Scritta da R.Sacco e G.Donizetti “Te voglio bene assaje” resta la prima e più famosa canzone presentata al festival di Piedigrotta. Stando alle testimonianze dell’epoca, questa canzone dal motivetto scanzonato e l’anima ironica (seppur romantica) divenne in poco tempo una vera e propria ossessione per i napoletani che per qualche anno sembrarono non voler ascoltare più nient’altro. Con il suo motivetto accattivante “Te voglio bene assaje ” resta una delle canzoni romantiche più rappresentative dello spirito romantico e giocoso della nostra città!