Voci dal silenzio: la Terra dei Fuochi come soggetto per un cortometraggio
Mar 11, 2015 - Vittorio Russo
“La Terra del Silenzio” è un cortometraggio diretto da Mimmo Morlando e scritto da Max Oliva, già autore di altri progetti a sfondo sociale atti a ridestare le coscienze, ora in merito alla violenza sulle donne, ora a proposito della donazione degli organi. Stavolta, però, tra i tanti e cocenti temi a sua disposizione, Max Oliva, attore, artista appassionato d’arte e ancora personal trainer, ha scelto di occuparsi della Terra dei fuochi e, senza orpelli o preamboli introduttivi, bensì con un incipit in medias res, conduce lo spettatore nell’humus dei veleni, della disperazione inascoltata e delle morti silenti.
Quattro minuti e quarantotto secondi così incisivi e così tanto eloquenti che riescono a trasmettere senza filtri il sentimento di rabbia e la voglia di rivalsa del loro autore e non soltanto di quest’ultimo in relazione a un fenomeno dilagante e mortifero oltreché a un male spietato e senza volto, le ecomafie da un lato e il tumore dall’altro.
“La Terra del Silenzio” dunque, può benissimo essere considerato quale arma contro l’indifferenza e l’afasia di coloro che, pur sapendo e pur potendo, nulla compiono almeno per arginare il numero sempre crescente di decessi per tumori.
A confermare l’intento del cortometraggio vi è la stessa sua frase di chiusura “Non lasciateci morire nell’indifferenza”, e le parole altamente esplicative del suo autore: “ Ormai, le morti generate dai tumori vengono concepite come una realtà normale, al pari di un incidente stradale e trovo che sia inammissibile, almeno per me, non è normale che quel male abbia ucciso mio padre, tanti miei amici ed abbia colpito anche mia madre. Questo cortometraggio – che ha saputo conquistare anche la finale del “Napoli Film Festival” – è il canale attraverso il quale ho voluto far convergere il mio sfogo, la mia rabbia nei confronti di chi ha imposto alle nostre vite questo terribile destino. Affinché se ne parli, affinché si giunga a comprendere che morire di tumore non è e non deve essere normale.
E, soprattutto, che non si tratta di un problema che investe solo chi lotta contro questo male, ma riguarda di tutti. […] Pertanto, mi auguro che si possa lavorare anche e soprattutto per rendere meno pesante e più indolore possibile l’iter che le persone malate di tumore e, di riflesso, i loro familiari, sono chiamati a percorrere e sostenere. Infine, desidero lanciare un messaggio a coloro che vivono accanto a persone che lottano contro questo male”.