Una delle eredità borboniche è ufficialmente patrimonio pubblico, avrà anch’essa il medesimo destino di Pompei?
Si è conclusa ieri mattina l’asta che ha visto aggiudicare la proprietà della Reale tenuta di Carditello (CE) allo Stato italiano. Se da un lato possiamo essere cautamente fiduciosi di un rinnovato interesse da parte del governo per l’inestimabile patrimonio artistico-culturale del nostro paese, per altro verso non possiamo certamente dimenticare come altri beni siano stati brutalmente abbandonati. Destino comune hanno, infatti, avuto molte delle nostre ricchezze, per la maggior parte del Meridione, dal più celebre scandalo di Pompei alle Ville Vesuviane del Miglio d’Oro, fino all’anfiteatro Flavio di Pozzuoli, che sono ancora prevalentemente ignorate dallo Stato.
Si fa presto ad individuare come causa la crisi economica nazionale e mondiale, la quale resta per altro infondata dal momento che per il rafforzamento dell’apparato militare il governo è riuscito a trovare circa 10 miliardi di euro. Ma, soprattutto, la popolazione meridionale, insieme a quella nazionale ed internazionale, ha ampiamente dimostrato quanto sia interessata al turismo di natura culturale. Basti pensare al grande successo che hanno avuto le varie edizioni di “Una notte al museo”, iniziativa promossa dal Mibact (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo) su scala nazionale, o l’edizione di “Notte d’arte” a Napoli che ha visto riversarsi centinaia di migliaia di persone nei siti culturali del napoletano.
Nonostante ciò persiste l’indifferenza dello Stato e della Regione nei confronti di zone culturali che, con il dovuto intervento, non avrebbero più quel ‘fascino’ decadente ma potrebbero rinascere in un nuovo splendore.
Se pensiamo che cinque mesi fa la Regione Campania aveva stanziato ben 18,5 milioni di euro per il restauro e la valorizzazione dei siti culturali del territorio regionale, grazie al programma dell’assessore Sommese, sembra quantomeno paradossale la situazione critica che, in realtà, caratterizza le aree d’interesse artistico.
Sorgono, dunque, spontanei dubbi su quanto e come la Regione abbia effettivamente operato e si cercano ancora reali motivazioni per le quali l’autorità non agisce in direzione del recupero di quelle zone tutt’ora vittime di atti vandalici, com’è stata la Reggia di Carditello fino all’intervento del sig. Cestrone come riportato da Vesuviolive.it.
Difatti, da quando nel gennaio del 2011 il Tribunale di S.Maria Capua Vetere aveva stabilito la quasi irrisoria cifra di dieci milioni di euro come valore del sito di Carditello, vi sono state ben undici aste a vuoto per l’assegnazione del diritto di prelazione fino alla fine del 2013.
Non era bastata l’amarezza dei cittadini, nel vedere la Reggia in condizioni pietose, con l’impegno sia fisico che economico del sig. Tommaso Cestrone, per suscitare la benché minima curiosità del governo; né il timore che la splendida Reggia borbonica potesse andare nelle mani di privati aveva attirato la loro attenzione. Che la morte dell’angelo di Carditello abbia stimolato il loro interesse?
La nostra speranza è che non siano mai necessari avvenimenti simili per poter trovare nuovamente il sostegno dello Stato nella riqualificazione della nostra terra e nella cura della nostra arte, ma che la celebrazione della nostra cultura diventi il principale impegno dello Stato italiano. Staremo a vedere.