Museo della Moda di Napoli sull’orlo del fallimento

Dopo due anni di richieste d’intervento, la Regione non sembra intenzionata a prendere provvedimenti.
La Fondazione Mondragone fu inaugurata nel 2003, dall’allora Governatore Bassolino e l’ex sindaco Iervolino, con l’obiettivo di costituire un luogo rappresentativo dell’arte tessile napoletana, grazie anche al sostegno e l’entusiasmo di molte personalità di spicco dell’ambiente. Primo fra tutti il famoso couturier Fausto Sarli, che diede in dono alla sua città una collezione di cinquanta tra i suoi capi più notevoli, la quale ancora oggi rappresenta il fiore all’occhiello del Museo, seguito da Santo Versace e Vivia Ferragamo, nipote del grande Salvatore, i quali non hanno esitato nel prender parte a iniziative che hanno poi riscosso grande successo.
Si sono susseguiti negli anni numerosi e prestigiosi eventi, tra cui mostre dedicate al maestro dei tessuti pregiati Livio de Simone, quella a Federico Emilio Schuberth, stilista delle dive Sophia Loren, Gina Lollobrigida e Brigitte Bardot, o, ancora, quella dedicata agli abiti ottocenteschi delle famiglie nobili Rocco di Torrepadula e i Rodinò di Miglione, fino a quella più recente dedicata al mai troppo rimpianto Gianni Versace.
Insomma, il Museo è riuscito a diventare un sito di convergenza dell’arte tessile napoletana e quella campana, riconosciuta in tutto il mondo per la sua eleganza e raffinatezza, dove tramandare e celebrare un patrimonio artistico-culturale di così grande rilievo.

Nonostante ciò la Fondazione, sita in un meraviglioso palazzo del ‘600 nel cuore dei Quartieri Spagoli, è costretta a subire la noncuranza e l’indifferenza delle autorità regionali, le quali non solo lasciano i dipendenti senza stipendio e senza un dirigente da mesi, ma addirittura non pagano da tre anni il canone di affitto per gli spazi concessi alla Prefettura per la stazione dei carabinieri. Non sono bastate le numerose lettere dei sette dipendenti del Museo al Governatore Caldoro, non sono bastate le richieste di un interevento immediato per risollevare una situazione evidentemente critica, quello che potrebbe essere un centro produttivo nell’area napoletana, oltre che un museo, è probabilmente destinato alla chiusura definitiva.


In Italia l’industria del tessile è da sempre una risorsa preziosa per l’economia del paese non solo perché i bilanci di molte case di moda sono sempre positivi pur mantenendo la produzione a livello nazionale, ma anche perché riesce ad esaltare la tradizione culturale italiana e, allo stesso tempo, valorizzare con grande successo il pregio e la qualità della manodopera degli artigiani. Basti pensare alle ultime collezioni del duo più famoso della moda, Dolce&Gabbana che hanno omaggiato l’ “italianità” del Sud, o alle collezioni della maison Valentino costituita da capi realizzati esclusivamente a mano da artigiani italiani. Questo è il motivo per il quale nel resto del bel paese non s’indugia quando si tratta di sviluppare e di promuovere l’arte tessile.
Risulta, quindi, evidente che in Campania il potenziale dell’industria della moda non è stato ancora compreso nonostante la secolare e florida tradizione delle sartorie napoletane, la quale potrebbe avere un infelice epilogo con la chiusura della Fondazione.