Una vita contro la mafia, Peppino Impastato: “La mafia è una montagna di merda”
Mag 09, 2015 - Rosanna Gaviglia
Giuseppe Impastato, meglio conosciuto come “Peppino”, nacque il 5 gennaio 1948 a Cinisi da una famiglia mafiosa dalla quale si allontanò ben presto.
Peppino è stato un giornalista e poeta italiano che coraggiosamente passò la sua vita a denunciare le attività di Cosa Nostra. “La mafia è una montagna di merda” scriveva, e il 9 maggio del 1978, nel corso della campagna elettorale, fu proprio un attentato organizzato da cosa nostra a togliergli la vita.
Sono passati più di 40 anni da quella maledetta notte. Peppino Impastato lasciò Radio-Aut, una piccola emittente autofinanziata, per poter tornare a casa e fare ritorno in redazione. Salito in macchina fu portato in un casolare dove venne ucciso. La sua morte venne registrata come suicidio dato che il suo cadavere venne imbottito di una carica di tritolo che lo fece completamente a pezzi.
Il suo agguato passò in secondo piano perché quello stesso giorno venne ritrovato il corpo senza vita di Aldo Moro e la verità sulla sua morte venne scoperta con troppo ritardo. Solo negli ultimi anni, grazie alla mamma e al fratello, Peppino Impastato è diventato un morto di mafia considerato troppo scomodo a causa delle sue verità, delle sue idee, denunce ed opposizioni.
Per Peppino gli uomini dovevano essere educati alla bellezza, unica arma contro la rassegnazione, ed è proprio con una sua frase che vogliamo ricordarlo: “Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. Bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vive la curiosità e lo stupore”.