L’estate sta arrivando. Ma quanto costa un'”estate al mare” in Italia?


L’estate si avvicina e la maggior parte degli italiani sta già pregustando il relax di una spiaggia, il lettino e l’ombrellone. Tuttavia gran parte di queste persone non potranno godere di questo a causa dei costi proibitivi che comporta un'”estate al mare”. Già, perché in Italia, a differenza del resto d’Europa, sui circa 8 mila chilometri di costa esistono circa 30 mila attività commerciali, fra stabilimenti balneari, bar e ristoranti, che, spesso, chiedono cifre esorbitanti in relazione ai servizi che offrono e alle spese.

Ad esempio, in Versilia, a Forte dei Marmi, due lettini e un ombrellone vengono affittati in media a 50 euro al giorno. Assai meno a Salve, in Puglia, dove a giugno possiamo spenderne 15. Una via di mezzo a Ostia e a San Felice Circeo (un po’ meno care Sabaudia e Sperlonga), entrambe a 29 euro tra luglio e agosto) mentre i prezzi sono più abbordabili a Rimini: 15 euro in alta stagione. Veneto, Sicilia e Friuli Venezia Giulia rimangono le regioni che offrono i servizi migliori al minor prezzo. Eppure le spiagge sono un bene pubblico, dal momento che appartengono al demanio dello Stato, e, come abbiamo accennato, in Europa sono accessibili gratuitamente dai bagnanti.

Tuttavia le spiagge italiane sono quasi tutte oggetto di concessione: lo Stato concede l’utilizzo di un determinato tratto di costa e per un periodo di tempo limitato a un privato, che oltre a sfruttarlo per fini commerciali ha anche obblighi di manutenzione, pulizia e controllo, in cambio di un canone mensile. Una politica discutibile, ma che si può tollerare considerando i servizi e gli impianti con cui l’imprenditore arricchisce il tratto sotto la sua custodia, e, naturalmente, questa persona deve guadagnare dal suo investimento.

"Spiagge libere per tutti", sit-in tra i bagnanti a Napoli

Quello che, però, fa storcere il naso è il rapporto fra la cifra del canone versato dal gestore del lido allo Stato, rispetto a quanto chiesto al pubblico per accedere alla spiaggia:  4 metri quadrati, lo spazio che serve a sistemare un ombrellone con 2 lettini, costano al gestore della spiaggia tra gli 8 e i 28 euro a stagione, mentre ai bagnanti ne chiede tra i 15 e i 110 per lo stesso spazio, ma al giorno. Certo, i balneari lamentano spese di gestione, come dichiara Fabrizio Fumagalli del Sib Lazio, titolare del Med di Ostia:“Ho una struttura leggera e pago un canone di circa 6mila euro l’anno . Ma bisogna citare anche le infinite altre spese che sosteniamo noi imprese turistiche.”. Inoltre vanno considerate le numerose imposte derivanti dallo stabilimento e le ragioni idrogeologiche e metereologiche  che potrebbero ridurre di molto gli introiti della struttura. Tuttavia il canone che serve a rendere un demanio pubblico una fonte di lucro per un singolo privato, risulta davvero una cifra irrisoria.

Un dislivello che non è sfuggito al ministero dell’Economia e delle Finanze che, per bocca del sottosegretario Pier Paolo Baretta, annuncia che verranno ricalcolati i canoni demaniali, attualmente “irrisori”, ma per ora l’affitto pagato allo Stato dai gestori degli stabilimenti è stato, invece, ridotto. Il Governo sta studiando un disegno di legge che possa rinnovare l’assetto delle concessioni incidendo sia sulla durata, sia sul prezzo, rincarando il canone sopratutto per le zone con più alta affluenza turistica e, quindi, con più introiti.


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