De Magistris esulta, ma Vasco, Jovanotti e Il Volo sono davvero cultura?
Lug 02, 2015 - Valentina Coppola
Quando si parla di Napoli, inevitabilmente i discorsi ricadono sulla cultura, fatta di storia, tradizione, folklore, in diversi ambiti, tra cui quello musicale. Attraverso la musica infatti si risveglia la parte culturale più viva e profonda della città.
Svariati concerti sono stati organizzati allo stadio San Paolo e nella bellissima Piazza del Plebiscito, location d’eccellenza degli immancabili concerti di fine anno e non solo: molti cantanti di un certo livello si sono esibiti e continueranno a farlo. Le prossime date sono imminenti: domani toccherà a Vasco Rossi presso il regno dei tifosi azzurri e sabato, a seguire, si esibirà il gruppo “Il Volo”, vincitore del Festival di Sanremo, in piazza. Ancora, a fine mese, precisamente il 26 luglio, anche Jovanotti toccherà il manto verde dello stadio. Il sindaco De Magistris, sempre attento ad ogni iniziativa ed evento, ha focalizzato l’attenzione sul “trionfo” della cultura che emerge grazie all’organizzazione di questi ultimi concerti. Così scrive sulla pagina Facebook: “Come in tutte le capitali del mondo, piazze e stadio aperti alla musica, alla gente. Napoli sempre più in alto (…) . Piazza Plebiscito per i fantastici ragazzi de Il Volo. Una piazza per la cultura, per il popolo”.
Ma forse è stato tralasciato un particolare: si tratta di cantanti per lo più “commerciali”, che attirano automaticamente un pubblico più vasto mentre artisti meno “in voga” che però sono simbolo e sinonimo della cultura partenopea più autentica, spesso e volentieri sono trascurati. Nel pieno rispetto dei gusti musicali di tutti, si tratta realmente di cultura? Molti estimatori della buona musica apprezzerebbero anche un altro standard di musicisti e cantanti. Ad ognuno il suo: ciò significherebbe incrementare realmente la partecipazione di tutti alla vita artistica della città, senza scagliarsi contro le suddette esibizioni. D’altronde vale sempre la locuzione latina “De gusitibus non disputandum est” è sempre veritiera.
E voi cosa ne pensate?