Era arrivato all’ospedale Andrea Tortora di Pagani, centro all’avanguardia per la cura delle malattie oncologiche, per curare la grave forma di tumore al fegato che lo aveva colpito, ma potrebbe essere stato proprio il macchinario salvavita a tradirlo andando in fiamme.
Il fatto, riportato dal Giornale di Salerno, è accaduto lo scorso 3 agosto. L’uomo, Domenico Zefferino di 65 anni e proveniente da Andria, in Puglia, secondo uno dei figli che ha sporto denuncia sarebbe morto a causa delle ustioni riportate sul 10% del corpo, provocate durante l’utilizzo del macchinario per l’elettrochemioterapia.
A consigliare le cure nel centro specializzato di Pagani era stato il medico dell’uomo, il quale, di fronte alla gravità della propria patologia, non aveva esitato a raggiungere la provincia di Salerno e il reparto di chirurgia il 16 luglio 2016. Circa tre settimane dopo, il 3 agosto, è stato sottoposto ad una seduta di elettrochemioterapia – dopo che l’intervento chirurgico era andato a buon fine – seguendo tutta la procedura indicata in tali casi, ma qualcosa è andato storto: gli impulsi elettrici e il disinfettante usato avrebbero provocato le ustioni sulla parte destra del corpo del malato. Tutto nato da una semplice scintilla.
Gli infermieri, secondo il testo della denuncia, hanno spento le fiamme con un estintore non appena si sono accorti di ciò che stava accadendo. Per un mese Zefferino ha dovuto lottare sia contro il cancro che contro le ustioni di primo e secondo grado, trovando purtroppo la morte il 2 settembre.
In conseguenza del decesso la procura ha sequestrato le cartelle cliniche e il macchinario, che nel frattempo era ancora utilizzato per curare gli altri malati. Il sostituto procuratore Roberto Lanza ha, inoltre, disposto l’autopsia per accertare le cause della morte. Si attendono dunque gli sviluppi della vicenda per comprendere cosa sia realmente e in che modo, accertando le eventuali responsabilità dei soggetti coinvolti.