Certificati medici falsi per la moglie del boss: 3 arresti


A finire dietro le sbarre è Camillo Belforte, figlio di Domenico Belforte, capo dell’omonimo clan di camorra, detenuto al 41bis, attivo a Marcianise e parzialmente nel Casertano.  A finire in manette anche la cognata Carmela Allegretta, e il medico Giuseppe Di Maio, in servizio al reparto di Igiene Mentale dell’Asl di Caserta (distretto di Marcianise).

L’accusa è quella di aver fornito certificati medici falsi, che dichiaravano patologie inesistenti, redatti da Di Maio su richiesta di Camillo Belforte e di sua cognata.
Tali certificati falsi sarebbero serviti a dare benefici carcerari a Maria Buttone, moglie di Domenico e madre di Camillo.

La Corte di Cassazione, qualche settimana fa, ha chiuso la vicenda, respingendo il ricorso presentato dagli imputati. Al figlio del boss Belforte e al medico spetteranno 5 anni di carcere, alla cognata 4 anni e 6 mesi. L’Ufficio Esecuzione penali del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha così emesso gli ordini di carcerazione, eseguiti dai carabinieri con il coordinamento del Procuratore capo Maria Antonietta Troncone e dell’aggiunto Antonio D’Amato.

“Esprimiamo soddisfazione per il lavoro dei magistrati che, in Cassazione, hanno confermato l’arresto per il figlio di Domenico Belforte, per la cognata e per un medico della Asl di Caserta. I tre hanno agito per far ottenere alla moglie del boss Belforte, detenuta come il marito, dei certificati medici che attestavano patologie di fatto inesistenti. La documentazione occorreva alla donna per ottenere benefici carcerari.

Un caso vergognoso di connivenza tra un medico e un’organizzazione criminale che non può che concludersi con la radiazione dall’Ordine dei Medici, al di là della giusta carcerazione. A tal proposito chiederemo al consiglio dell’Ordine di procedere al più presto in tal senso, in attuazione delle previsioni di legge“.

Lo afferma il consigliere regionale dei Verdi e membro della commissione Sanità Francesco Emilio Borrelli. “Questo caso – prosegue Borrelli – conferma ancora una volta che i figli dei camorristi sono destinati a delinquere come i genitori. Da tempo chiediamo un intervento normativo che permetta di sottrarre la prole ai figli dei soggetti condannati per reati di questo tipo. Altrimenti continueranno a rappresentare la manovalanza usata dai genitori per proseguire nelle attività criminali”.


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