Moglie malata di Sla, commercialista di Benevento raccoglie fondi per finanziare la ricerca
Dic 04, 2019 - Redazione
Un gesto estremo ma che potrebbe salvare la vita di tante persone affette dalla Sla. Un commercialista di Benevento ha deciso di fondare un’Associazione e ha cercato di trovare finanziatori che potessero contribuire a raccogliere i soldi necessari a far partire una ricerca internazionale.
Una storia commuovente che è stata diffusa oggi e che spiega come sia proprio il commercialista di Benevento il principale finanziatore privato del progetto del Centro esperto Sla dell’azienda ospedaliero-universitaria di Novara, diretto dalla dottoressa Letizia Mazzini. L’uomo, la cui moglie era in cura presso la struttura di Novara ed è scomparsa ad aprile, ha pensato di fondare un’associazione per trovare i 400 mila dollari che servivano a far partire la ricerca. Una ricerca che vede il Centro Sla capofila e a cui aderisce anche il Massachusetts General Hospital dell’Università di Harvard che era pronto a mettere un milione di euro per la ricerca ma chiedeva all’Italia la cifra rimanente: 400 mila euro.
Queste le dichiarazioni dell’uomo, Lorenzo Capossela, rilasciate a ‘la Repubblica’:
“Non era una somma spropositata. Non ho ipotecato la casa, ho soltanto fondato un’associazione per trovare finanziatori. Credo che dovrebbe essere il sistema pubblico a trovare i fondi. Ma forse i malati di Sla non sono abbastanza numerosi perché il sistema si mobiliti. Non sono un eroe. Ma spero che questa storia possa far partire un dibattito, far riflettere su come vanno le cose in questo nostro Paese”.
Il progetto è finanziato con un milione di dollari da un’associazione statunitense ma doveva essere co-finanziato dal Centro Sla di Novara. Ecco allora che il commercialista di Benevento ha voluto dare il suo contributo. Il particolare è emerso, nel corso di un incontro durante il quale la Fondazione Bpn ha confermato la terza tranche di un finanziamento di 150 mila euro complessivi al Centro Sla.
“Senza l’aiuto della Fondazione e di questa persona – ha detto Letizia Mazzini – non avremmo potuto dare il via al progetto. La prima fase si è conclusa positivamente: la biomolecola RNS60 non crea alcun problema. La seconda, sulla sua efficacia, è in fase di completamento e nei prossimi mesi potremo esprimerci su dati precisi. Al momento possiamo solo dire che i pazienti cui è stata somministrata sono più che soddisfatti”.