Niente da fare. Si sta concludendo con una fumata nera l’incontro a Roma al Mise, il ministero dello Sviluppo economico, sul caso dello stabilimento Whirpool.
La multinazionale americana ha infatti confermato di voler abbandonare il sito di Napoli in via Argine il prossimo 31 marzo. Come rende noto l’Ansa, Invitalia è pronta a correre ai ripari ed è già alla ricerca per conto del governo di un nuovo soggetto che subentri alla Whirlpool. L’obiettivo è quello di arrivare alla selezione finale di un possibile investitore a luglio 2020. Il tavolo dell’incontro è presieduto dal ministro Stefano Patuanelli che ha dichiarato che il termine del 31 marzo è inaccettabile.
“Lo stabilimento di Napoli perde 20 milioni di euro l’anno” ha detto l’amministratore delegato di Whirlpool Italia, Luigi La Morgia, al ministero dello Sviluppo economico. Da qui la scelta di chiudere la sede. Non si arrendono i tanti lavoratori che in questi mesi hanno chiesto aiuto al governo con manifestazioni e blocchi stradali. Rischiano il posto. Un gruppo di loro non si arrende ed è in corteo fuori al Mise a Roma.
Presente al tavolo di discussione anche l’assessore al Lavoro della Regione Campania, Sonia Palmeri, che ha dichiarato:
“E bastaaaaa!!! Il mio intervento nella vertenza Whirlpool in corso a Roma, al MISE.
Dove é finita la Nostra proposta? Il presidente De Luca é stato chiaro: 20 milioni, finanziamento riqualificazione, detrazioni oneri, accesso ad investimenti in ricerca e sviluppo ecc. La risposta? Nessuna! Il Governo si presenta con INVITALIA e con qualche percorso che nessuno ha capito dove vuole arrivare..bah. Rispetto per i lavoratori e per la Regione Campania !!!”.
La storia della Whirlpool è complessa. Il 31 Maggio i vertici aziendali comunicano la chiusura e la cessione dello stabilimento di Napoli venendo meno agli accordi siglati ad Ottobre 2018 al ministero dello sviluppo economico. L’accordo riguardava un piano di investimenti triennale all’interno del quale era previsto il rilancio del sito produttivo di Napoli con 17 milioni da destinare a Via Argine. Ma da allora la situazione è degenerata con la multinazionale americana che ha dichiarato di voler chiudere lo stabilimento napoletano.