“Il capo clan è un uomo serio, non è davvero cattivo”; “Lui ci rispetta e noi dobbiamo rispettarlo”, “Se ha sbagliato è stato per necessità”. sono solo alcune delle frasi della canzone “O capoclan” interpretata dal cantante neomelodico Aniello Imperato, in arte Nello Liberti.
Proprio per questa canzone – e per il videoclip, spaccato di vita camorristica – Nello Liberti è stato condannato in primo grado ad 1 anno e 4 mesi di carcere poiché interpretata dai giudici come un inno ai boss e alla mala vita. Per i giudici il capoclan in questione era il boss Vincenzo Oliviero (fratello di Luigi), all’epoca reggente dei Birra-Icomino (ucciso nel 2007 in un agguato di camorra).
Secondo diversi pentiti lo stesso Oliviero è stato l’autore del testo, che con questa canzone aveva voluto un inno che lo mitizzasse e che da un lato gli facesse conquistare rispetto ad Ercolano negli ambienti di malavita, dall’altro suonasse anche come un messaggio per gli imprenditori che dal clan venivano vessati per le estorsioni.
Imperato non è il primo neomelodico ad essere condannato dalla giustizia. Altri cantanti del settore sono finiti in manette accusati di vari reati affiliati anche alla camorra. Uno dei più famosi è Raffaello che nel 2015 dopo una furiosa lite, sparò dei colpi di pistola per intimorire “gli sfidanti” e fu accusato di tentato omicidio.
La lista si arricchisce di altri professionisti della canzone: Alfonso Mangella, in arte Zuccherino, fu arrestato insieme ad altre due persone con l’accusa di aver partecipato ad una sparatoria. In manette ci finì anche Tony Marciano, catturato nella sua abitazione di Boscoreale con l’accusa di aver importato sostanze stupefacenti dall’Olanda e di gestire un giro di spaccio.
Canzoni neomelodiche e camorra viaggiano molto spesso sullo stesso binario e nonostante sia visibile a tutti il giro di mal affari che c’è dietro questo tipo di musica è sempre molto amata dal popolo.