Prese il gatto a calci, ora ha paura: “Non posso uscire di casa, rischio la vita”
Ott 18, 2020 - Francesco Pipitone
Faceva il bullo sul web, adesso ha paura ad uscire di casa. Ha fatto il giro dei principali social network il video del ragazzino di 17 anni che ha preso a calci, per gioco, un gatto, causando probabilmente la morte dell’animale. Il filmato è stato girato a settembre a Casoria, ma è da pochi giorni che è diventato un caso di cronaca.
Il minore ed un suo amico sono stati identificati e denunciati dai carabinieri, ma prima dei militari sono stati identificati dagli utenti indignati. Sono stati diffusi i dati del ragazzo, tra cui l’indirizzo. Attraverso la creazione di diversi profili l’autore del gesto ha provato a scusarsi, ma la furia di animalisti e non solo non si è placata, anche perché quando il video aveva iniziato a circolare aveva commentato soddisfatto: “Devo ringraziare il gattino per tutti i follower che mi sta facendo arrivare”.
Quando si è reso conto della portata di ciò che gli stava accadendo, è sopraggiunto l’apparente pentimento con le scuse: “Non posso uscire di casa perché rischio la vita”.
Un episodio giunto alla ribalta proprio nel momento in cui si discute tantissimo della chiusura delle scuole. I nostri ragazzi, eccetto due settimane di ottobre, non frequentano le lezioni dal mese di marzo. Per cercare di contenere la pandemia la Regione Campania ha deciso di far restare nuovamente a casa gli studenti, optando per una didattica a distanza che tuttavia è largamente insufficiente ed inadeguata ai fini dell’educazione, un mezzo che tra l’altro costringe davanti ad uno schermo per ancora più tempo.
I disastri e gli scempi in settori chiave come i trasporti e la sanità ricadono dunque, come sempre, sulle generazioni più giovani, cui si prospetta un futuro in cui dovranno pagare i fallimenti dei genitori e prima ancora dei nonni. Il 17enne protagonista, suo malgrado, della vicenda oggetto di questo articolo non è altro che una delle tante vittime di un sistema per cui l’istruzione è assolutamente secondaria rispetto ad altri settori per cui si spendono risorse pressoché illimitate.