Faceva il bullo sul web, adesso ha paura ad uscire di casa. Ha fatto il giro dei principali social network il video del ragazzino di 17 anni che ha preso a calci, per gioco, un gatto, causando probabilmente la morte dell’animale. Il filmato è stato girato a settembre a Casoria, ma è da pochi giorni che è diventato un caso di cronaca.
Il minore ed un suo amico sono stati identificati e denunciati dai carabinieri, ma prima dei militari sono stati identificati dagli utenti indignati. Sono stati diffusi i dati del ragazzo, tra cui l’indirizzo. Attraverso la creazione di diversi profili l’autore del gesto ha provato a scusarsi, ma la furia di animalisti e non solo non si è placata, anche perché quando il video aveva iniziato a circolare aveva commentato soddisfatto: “Devo ringraziare il gattino per tutti i follower che mi sta facendo arrivare”.
Quando si è reso conto della portata di ciò che gli stava accadendo, è sopraggiunto l’apparente pentimento con le scuse: “Non posso uscire di casa perché rischio la vita”.
Un episodio giunto alla ribalta proprio nel momento in cui si discute tantissimo della chiusura delle scuole. I nostri ragazzi, eccetto due settimane di ottobre, non frequentano le lezioni dal mese di marzo. Per cercare di contenere la pandemia la Regione Campania ha deciso di far restare nuovamente a casa gli studenti, optando per una didattica a distanza che tuttavia è largamente insufficiente ed inadeguata ai fini dell’educazione, un mezzo che tra l’altro costringe davanti ad uno schermo per ancora più tempo.
I disastri e gli scempi in settori chiave come i trasporti e la sanità ricadono dunque, come sempre, sulle generazioni più giovani, cui si prospetta un futuro in cui dovranno pagare i fallimenti dei genitori e prima ancora dei nonni. Il 17enne protagonista, suo malgrado, della vicenda oggetto di questo articolo non è altro che una delle tante vittime di un sistema per cui l’istruzione è assolutamente secondaria rispetto ad altri settori per cui si spendono risorse pressoché illimitate.